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"La filosofia di Lanza del Vasto. un ponte tra occidente ed oriente" a cura di Antonino Drago e Paolo Trianni

Raccogliere gli atti di un convegno, si sa, è cosa laboriosa quasi quanto organizzarlo. È tuttavia assai utile poter disporre, per la continuazione degli studi, dei contributi elaborati nei convegni più importanti, dopo la loro presentazione. È questo il caso, grazie ad Antonino Drago e Paolo Trianni, del convegno su La filosofia di Lanza del Vasto. Un ponte tra Occidente ed Oriente, svoltosi nell'Università di Pisa nel gennaio 2007, i cui testi sono raccolti e pubblicati nel 2008 in un volume con questo titolo (Jaca Book, Milano, pp. 303, euro 18). Il libro è il primo studio collettivo (ad opera di venti studiosi) sulla singolare filosofia di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (1901-1981), più conosciuto come artista e soprattutto come maestro e diffusore della nonviolenza gandhiana. Di madre fiamminga, vive e opera molto tempo in Francia. Viaggia, anche a piedi, dappertutto. Fra il 1937 e '38 vive tre mesi con Gandhi, che lo chiama Shantidas (servitore di pace) e lo invita a sperimentare il satyagraha in Europa. È convinto che Gandhi possa fare riscoprire ai cristiani la nonviolenza evangelica. Fonda nel 1944 la Comunità dell'Arca, di cui sarà letteralmente il "patriarca": una specie di ordine interrereligioso laico, per attuare con i compagni i suoi principi di vita. Con la moglie Chanterelle compie un digiuno per ottenere che il Concilio si pronunci per il disarmo e la pace (come fanno pure, indipendentemente, i coniugi Jean e Hildegard Goss).
Lanza del Vasto si laurea a Pisa, con Carlini, nel 1928, negli stessi anni in cui vi era Capitini (ma non risulta che i due si siano incontrati, mentre invece Lanza incontrerà più tardi, nel 1956, Danilo Dolci). Il suo linguaggio e pensiero filosofico, espresso nella sua tesi di laurea (che rielaborerà poi fino alla pubblicazione, nel 1971, col titolo La Trinitè Spirituelle), ben diverso da quello prevalente nella filosofia occidentale, è di tipo poetico, non legato a riferimenti accademici. Egli pensa un sistema di relazioni trinitarie sia nella realtà divina sia nella realtà umana. La sua formula caratteristica è "In principio è il rapporto", che ce lo rivela in sintonia col filone della filosofia dell'alterità (Buber, Levinas, Ricoeur...). La relazione, e non la sostanza, è tutto il conoscibile. Rifiuta la dialettica hegeliana della sintesi attraverso la negazione, per adottare dal "divino Cusano" la dialettica della Conciliazione, mossa non dalla Ragione, ma dalla Relazione. Il suo programma era formulare una "Filosofia della Conciliazione", che è un fondamento filosofico della nonviolenza intesa come metodo di soluzione dei conflitti mediante il superamento delle opposizioni.
Lanza del Vasto accoglie, nell'incontro con l'India, l'influsso della filosofia indiana (il viaggio in India sarà anche tipico dell'ambiente della teologia afroamericana, in cui maturerà Martin Luther King), e quindi distingue tra la metafisica ontologica dell'Occidente e la henologia (o metafisica dell'Uno) della filosofia indiana, scegliendo questa seconda. Riconosce un precursore in Cusano, che fu, anche lui, ispirato da un viaggio in Oriente nel tendere a definire la "unitrinità". Così, Lanza del Vasto getta un ponte tra Occidente e Oriente (come già a suo modo Gandhi stesso) e pone una delle basi del dialogo tra le religioni. Anche la sua antropologia è trinitaria, essendo lo spirito umano composto di intelligenza, sensibilità, volontà. La sua metafisica della Relazione si presta bene a pensare filosoficamente la nonviolenza come dialettica delle relazioni e filosofia della conciliazione. Ma, insieme al pensare e scrivere, Lanza del Vasto mirava a praticare ciò che capiva: si vantava di essere l'unico filosofo occidentale che viveva in una comunità progettata da lui stesso come esperienza filosofica piena.
Il convegno, naturalmente, si è interrogato anche su problemi irrisolti e limiti di questo pensiero, ma lo ha riconosciuto come uno dei passi originali verso il ritorno della filosofia occidentale ad essere davvero "amore della saggezza".

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo