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Il Natale ha portato quest’anno con sé una serie di provocazioni che aprono questioni e chiedono risposte di grande portata per tutti.

La prima provocazione è stata quella del naufragio dei migranti avvenuto la notte di Natale; se ne è accorto il giornalista Antonio Padellaro che, come usa “Il Fatto quotidiano” che chiede sempre conto ai furfanti delle loro malefatte, il 28 dicembre sul suo giornale ha chiesto conto a Dio di non aver proteso la sua mano per afferrare le manine dei bambini che affogavano nel Mediterraneo; per la risposta chiedeva a padre Spadaro, direttore della “Civiltà Cattolica”, di informarsene presso il papa Francesco. Non si era accorto però che nel messaggio natalizio il papa, ripetendo quanto aveva detto a Mytilene e in molte altre occasioni, già aveva fatto suo questo dramma invocando che non si restasse indifferenti di fronte a “immense tragedie che passano ormai sotto silenzio” quando “rischiamo di non sentire il grido di dolore e di disperazione di tanti nostri fratelli e sorelle”, a cominciare dai migranti, dai profughi e dai rifugiati i cui ”occhi ci chiedono di non girarci dall’altra parte, di non rinnegare l’umanità che ci accomuna, di fare nostre le loro storie e di non dimenticare i loro drammi”.

“Hélder Camara è stata una delle grandi figure della Chiesa e dell’umanità con la missione di predicare la giustizia e l’amore come via alla pace” (Paolo VI), “un profeta capace di toccare nell’animo tutta una folla” (Roger Schutz, fondatore di Taizè). Padre Bartolomeo Sorge ha scritto che “dom Hélder appartiene alla schiera dei profeti che Dio ha suscitato nell’epoca del Concilio”, mentre Oriana Fallaci nel suo libro Intervista con la storia l’ha definito “l’uomo più importante dell’America latina, l’uomo che sfidava i governi e le dittature militari denunciando le ingiustizie, gli abusi, le infamie che altri tacevano”. Paolo Giuntella, il compianto quirinalista del TGUno, ricordando il suo primo incontro con Hélder Camara, ha scritto che “gli era sembrato di stringere la mano a un giusto, a un profeta dell’Antico Testamento immerso però nelle acque del Giordano, le acque della grande tenerezza del Nuovo Testamento”. E il teologo belga, padre J. Comblin, ha scritto che dom Hélder “è stato profondamente mistico e profondamente politico. Univa perfettamente azione e contemplazione”.

AMORE IN AZIONE Un appello a favore di un impegno corale in difesa di papa Francesco fatto oggetto di attacchi continui da lobby e media reazionari e da gruppi di potere dentro e fuori la Chiesa è stato lanciato dal Premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel non solo ai cattolici ma a quanti condividono valori di umanità e di pace.

Adolfo Pérez Esquivel, il premio Nobel per la pace argentino, lancia un appello a sostegno di Papa Francesco, del suo impegno per l’ambiente, la giustizia, la pace, per una Chiesa chinata sui poveri.

Noi, partecipanti al Sinodo panamazzonico, condividiamo la gioia di vivere tra numerosi popoli indigeni, quilombos, costieri, migranti, comunità alla periferia delle città di questo immenso territorio del Pianeta. Con loro abbiamo sperimentato la forza del Vangelo che agisce nei piccoli. L’incontro con queste persone ci sfida e ci invita a una vita più semplice di condivisione e di gratuità. Influenzati dall’ascolto delle loro grida e lacrime, accogliamo di cuore le parole di papa Francesco: “Molti fratelli e sorelle in Amazzonia portano pesanti croci e attendono il conforto liberatore del Vangelo, la carezza amorevole della Chiesa. Per loro, con loro camminiamo insieme”.

Care amiche ed amici,

nella vicenda dell’Elemosiniere del papa che riattacca la luce ai nuovi romani immigrati c’è come il precipitato e il significato di tutto il pontificato di Francesco; e vi è anche tracciato il disegno dell’unica Chiesa che è possibile nel futuro.

I dibattiti che hanno imperversato sui giornali e nei talk-show su questo fatto che nessuno ha visto ma che è subito diventato un grande evento mediatico, sono stati di una trivialità impressionante. Nessuno ha visto la verità profonda di quanto è accaduto; la discussione era tutta su chi dovesse pagare le bollette della luce, se si potesse ammettere uno strappo alla legalità nel centro di Roma, tanto più se compiuto da uno “Stato estero” come il Vaticano; addirittura secondo l’ex giudice Nordio, un magistrato di qualche notorietà, l’Italia avrebbe dovuto aprire una questione diplomatica con la Santa Sede per violazione della legge e del Concordato del 1984, se non addirittura del Trattato del 1929.

Care amiche ed amici,

l’accusa di eresia mossa a papa Francesco da un gruppo di scribi che ha ora ripreso e aggravato la denuncia, sfrontatamente denominata “Correctio filialis”, già presentata contro di lui il 16 luglio 2017, è una cosa meravigliosa.
Per sostenere infatti l’anatema e le conseguenti dimissioni o deposizione del papa, il pamphlet riunisce in un’unica sezione alcuni passaggi dell’Esortazione “Amoris laetitia” e la citazione di “atti, parole e omissioni” di papa Francesco che, letti tutti insieme, sono una straordinaria affermazione di libertà, verità e misericordia evangeliche; moniti che anzi dovrebbero essere affissi nelle sacrestie di tutte le chiese perché predicatori celebranti e confessori vi si ispirino per trasmettere ai fedeli in omelie e parole finalmente persuasive l’anelito a seguire le vie di Dio e ad assaporarne l’amore.

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