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Andata e ritorno del figlio scapestrato, raccontati da lui quando fu vecchio

Ora che è passato tanto tempo, e sono vecchio, e posso rivedere le cose con calma, mi sento di potervi raccontare, come voi mi chiedete, quella storia che mi riguarda. Come sapete, Gesù la raccontò così bene – era anche un artista – ai farisei e ai dottori della legge che borbottavano tra loro dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

Dunque, i fatti sono questi. Io ero il più giovane, in casa. Arrivato a quell’età in cui ci si sente forti, con la voglia di conquistare il mondo, chiesi a mio padre la mia parte di soldi, per andarmene alla ventura. Visto che ero deciso, lui non si oppose, e senza parole – ma capisco ora con quale stringimento di cuore – mi diede una bella somma.

Partii, in cerca di novità, per una regione lontana, di cui, dalle nostre parti, si favoleggiava. Spesi tutto, levandomi ogni voglia. Non sempre in modo pulito. Mi presi a pagamento una quantità di donne, mi piacevano, ma ero sempre insoddisfatto. Era commercio, non era amore, umanità.

All’improvviso, mi accorsi che i soldi erano finiti. Cercai lavoro, ma ero uno straniero, sapete come succede. Mi diedero da pascolare i porci. Per noi sono animali immondi. Così, oltre la fame, pativo anche la sporcizia, esterna e interna. Mi facevo schifo. Avrei mangiato il cibo dei porci, per la fame, ma non mi permettevano neppure quello.

Un giorno mi risvegliai e mi dissi: «Tutti i dipendenti in casa di mio padre hanno da mangiare in abbondanza, e io qui muoio di fame». Sì, il motivo vero era la fame, ma con la fame capivo tutto quello che avevo fatto. Allora decisi: «Torno a casa, e dico a mio padre: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere detto tuo figlio. Prendimi come uno dei tuoi servi”». Mi misi in cammino. Mi sembrava di strisciare sul terreno, tanto mi sentivo in basso.

Ero appena in vista del villaggio, e di casa nostra, da lontano, che me lo vidi correre incontro, come può correre un vecchio. Ma come ha saputo che arrivavo? Mi si è gettato al collo e mi ha baciato. Ho cercato di dirgli la frase giusta, che mi ero preparato: «Padre, ho peccato contro …», ma non mi ha lasciato parlare. Senza ascoltarmi si è rivolto ai servi che lo seguivano e ha ordinato di portarmi vestiti puliti, dei più belli, di preparare un gran pranzo e una festa, perché – ha detto - «questo mio figlio era morto ed è ritornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». Con queste parole ho sentito che mi leggeva dentro, mi faceva respirare, e mi restituiva in un momento tutto ciò che di me – altro che i soldi ! - avevo disperso malamente. E infatti in tutta la casa si cominciò una bella festa.

Come sapete, la mia storia parla anche di mio fratello maggiore, che si offese per il troppo rapido perdono datomi da nostro padre, addirittura con una tale festa. Restava fuori di casa, arrabbiato, e protestava che lui, sempre obbediente a nostro padre, non aveva mai potuto fare una festa con i suoi amici. Nostro padre uscì di nuovo di casa, questa volta incontro a lui, immusonito lì fuori. Gli ripeté quelle parole: «Tuo fratello era morto ed è ritornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Non importa come finirono le cose, quel giorno. Il fatto importante è che io ero tornato. Ma è importante anche che fossi andato. È importante soprattutto che mio padre non volle la mia confessione: gli bastò il mio ritorno. In sostanza, fece più strada lui verso di me che io verso di lui. Spero che tutte le persone per bene, come mio fratello, che non hanno nulla da rimproverarsi, capiscano quelli come me.

Mi hanno spiegato che Gesù usò questa mia storia per far capire ai borbottoni farisei e ai dottori della legge, e anche alla povera gente, che Dio è buono con l’umanità come mio padre fu buono con me. Questo mi commuove molto, quando penso a questi fatti, e mi ricordo di mio padre, ora che sono vecchio.

Luca Sassetti

 

 

[1] Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.

[2] I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro".

[3] Allora egli disse loro questa parabola:

[11] "Un uomo aveva due figli.

[12] Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.

[13] Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.

[14] Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.

[15] Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci.

[16] Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.

[17] Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!

[18] Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;

[19] non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.

[20] Partì e si incamminò verso suo padre.

Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.

[21] Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.

[22] Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.

[23] Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,

[24] perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.

[25] Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;

[26] chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.

[27] Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.

[28] Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.

[29] Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.

[30] Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.

[31] Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;

[32] ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".

 

Fonte: Enrico Peyretti