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Quando nel 2003, ormai quasi dieci anni fa, è stata fondata l'Accademia Apuana della Pace l'idea costituente è sempre stata quella, in primo di luogo, di creare uno spazio di servizio, che aiutasse a far crescere una cultura di pace e di nonviolenza, declinata a 36o gradi.

Non esiste mediazione quando si parla di zingari: il bianco o il nero,
le sfumature non sono ammesse, non vi è posto per loro.
Chi li descrive come fantasia di libertà, paladini di una libertà anarchica andata perduta e  chi come un rifiuto nella storia dell'uomo.
Difficilmente vissuti come singoli individui quali sono.
La maggior parte dei pregiudizi che li riguarda è spietata: pregiudizi diffusi li definiscono ladri e  bugiardi, quando non immaginati intenti nella vendita dei loro figli o nel rubare i figli degli altri per venderli.

Tre giorni fa uscendo da una classe a fine mattinata, ho avuto modo di scambiare quattro parole con il bidello che si accingeva alle pulizie.

“Siamo messi male, non c'è niente di buono da aspettarsi da questi ragazzi!” “Effettivamente sono maleducati e non sono capaci di un dialogo e di un confronto serio: ma devono ancora crescere! Quando arrivano in quinta (anche se non tutti) sono diversi: la scuola e la vita li hanno un po' formati!” “Mah! Non mi pare proprio: il nostro futuro non lo vedo roseo. La nostra vecchiaia non è in buone mani!”.