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Vivere e operare secondo la nonviolenza significa identificare le forme della violenza e cercare di eliminarle. La nostra società è piena di violenza; alcune forme sono ben visibili: quella delle armi, della guerra, dell'oppressione esercitata da popoli o comunità forti su quelle deboli, dei ricchi sui poveri. Ma ci sono altre forme meno visibili, ma altrettanto "violente", associate ad azioni apparentemente virtuose.

Il progetto democratico ed ecologista che ispira questo studio ha origini antiche, ma costituisce anche l'obiettivo di fondo di un movimento politico emergente che difende la pace, la giustizia e la sostenibilità. Concepire il pianeta come una grande comunità e come un bene comune inalienabile a tutte le forme di vita che lo popolano significa porre in correlazione il particolare e l'universale, le diversità specifiche e gli aspetti comuni, le dimensioni del locale e del globale, richiamandosi a quella che in India viene descritta come vasudhaiva kutumbkham, la "famiglia terrestre", l'insieme di tutti gli esseri viventi che traggono sostentamento dal nostro pianeta.

Le  proposte dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo per una gestione sana del ciclo dei rifiuti solidi urbani (Rsu) come condizione fondamentale per un governo sano del  territorio.


Il problema  
Il continuo aumento dei rifiuti solidi urbani (Rsu) e il problema della loro gestione non sono altro che uno degli aspetti dell'attuale modello di sviluppo che privilegia la crescita illimitata e forzata della produzione di merci e consumi.
Una corretta e razionale gestione dei Rsu non può prescindere da una attenta riconsiderazione dell'intero sistema di produzione, vendita e trasporto delle merci e deve assolutamente prevedere una riduzione dei rifiuti "a monte"; le industrie devono quindi farsi carico del recupero e del successivo riciclo di tutti quei materiali che vengono utilizzati per gli imballaggi dei loro prodotti.
Il riciclo degli Rsu può contribuire in misura rilevante a ridurre il saccheggio delle materie prime, di cui essi sono composti e di cui l'ambiente non possiede risorse infinite.
La gestione dei rifiuti è quindi un problema etico-politico ancor prima che tecnico, ed è parte integrante di un governo sano dei territori.

La politica delle "R"
 
Una sana gestione dei Rsu può realizzarsi solo attraverso la politica delle "R": Riduzione della produzione, Raccolta differenziata "porta a porta", Riciclaggio, Riuso, Riparazione, Recupero e Responsabilizzazione dei cittadini e delle istituzioni, in particolare dei Comuni, delle Province e delle Regioni. Queste istituzioni devono operare di concerto per predisporre centri piccoli e diffusi sul territorio, a gestione comunale e inter-comunale, per lo smaltimento e il riciclo dei Rsu, con aeree dedicate al trattamento della frazione umida da cui poter  ottenere compost di qualità da impiegare successivamente come fertilizzante naturale.
È necessario realizzare quindi filiere brevi del ciclo dei Rsu in relazione alle peculiarità sociali ed economiche di ogni territorio e in modo che ci sia un costante e maggior controllo sulle diverse fasi dello smaltimento e del riciclo dei Rsu così da contrastare e prevenire ogni illecito e ogni forma di infiltrazione di poteri criminali.

La chiusura del ciclo dei rifiuti  

Con l'attuazione concreta della politica delle "R" il quantitativo di rifiuti che necessitano di un trattamento finale viene ridotto drasticamente senza dovere ricorrere ad impianti di termovalorizzazione, di gassificazione e/o dissociazione molecolare per la chiusura del loro ciclo.
Questi impianti, al di là dei fuorvianti ed altisonanti nomi con i quali vengono indicati, non sono altro che dei sistemi di incenerimento e combustione dei rifiuti solidi urbani (Rsu) che danneggiano gravemente ambiente e salute. I vari  processi chimici che si sviluppano negli inceneritori, nei dissociatori molecolari e nei gassificatori, trasformano anche rifiuti relativamente innocui, quali imballaggi e scarti di cibo, in composti tossici e pericolosi sotto forma di emissioni gassose, polveri, ceneri volatili e ceneri residue che richiedono poi costosi sistemi per la loro neutralizzazione e il loro stoccaggio.
I rifiuti infatti non scompaiono bruciandoli nei termovalorizzatori, nei gassificatori o nei dissociatori molecolari, ma vengono trasformati in polveri e gas tossici e scorie.
Per ogni tonnellata di Rsu bruciati in un inceneritore si producono circa 330 kilogrammi di ceneri e fanghi; residui tossici che devono subire prima un processo di trattamento e poi essere conferiti in discariche speciali con costi elevati e sempre a carico dei contribuenti.

L'impatto ambientale e sanitario  
Durante  le fasi del processo di combustione dei rifiuti vengono immessi nell'aria milioni di metri cubi di gas dannosi, la cui composizione dipende dal tipo di rifiuto bruciato; questi  emissioni gassose contribuiscono all'aumento dei gas serra, al fenomeno delle piogge acide e alla eutrofizzazione di mari e laghi.
Le  polveri emesse, meglio note come particolato sottile ed ultrasottile, in relazione alle loro dimensioni (PM10 e PM2.5, ovvero polveri con diametri di 10 micron, 5 micron ed inferiori a 2.5 micron), sono costituite da particelle formate da sostanze chimiche (metalli pesanti in particolare: arsenico, berillio, cadmio, cromo, nichel, piombo, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine e furani, etc.) estremamente pericolose, perché persistono nell'ambiente e possono accumularsi negli organismi viventi attraverso la contaminazione dell'acqua, del suolo e dell'aria e della catena alimentare.
Innumerevoli studi scientifici mostrano l'evidente correlazione tra l'esposizione alle polveri sottili ed ultrasottili e l'aumento dei ricoveri ospedalieri, della mortalità, delle malattie respiratorie, delle malattie cronico-degenerative, delle malattie endocrine, delle malattie neoplastiche e del sistema cardiovascolare.
L'inalazione delle polveri sottili e ultrasottili provoca riduzione della funzionalità polmonare nei bambini, riduzione della speranza di vita, aumento delle malattie neoplastiche e basso peso alla nascita per esposizioni materne avvenute nel periodo di gravidanza e precedentemente.
Molte sostanze che si generano dalle combustioni dei Rsu sono sconosciute e pertanto il loro impatto sulla salute e l'ambiente è imprevedibile.
Gli inceneritori di ultima generazione emettono meno polveri e gas ma non hanno filtri in grado di bloccare le polveri ultrasottili (quelle più pericolose perché per le loro ridotte dimensioni passano direttamente nel sangue), e la minor emissione di gas e  polveri è però compensata dall'aumento della loro capacità di combustione.
La combustione dei Rsu, per le ragioni sopra esposte, è  ritenuta una tra le pratiche più dannose per l'ambiente e la salute; la Federazione nazionale degli Ordini dei medici francese e, in Italia, l'Ordine dei medici dell'Emilia Romagna hanno chiesto, proprio per queste ragioni, una moratoria della costruzione di nuovi inceneritori e dell'ampliamento di quelli già esistenti.
L'Unione Europea, infine, individua nell'incenerimento (definito in maniera ingannevole, solo in Italia,  termovalorizzazione) e nel conferimento in idonee discariche le ultime opzioni per lo smaltimento dei Rsu e solo in assenza di altre più valide e più salubri soluzioni.

Le alternative  

Esistono, e sono da tempo operativi anche in Italia, impianti che utilizzano metodiche di trattamento cosiddette a freddo ovvero senza combustione. Questi impianti trattano il residuo non riciclabile con metodi definiti meccanico-biologici e trattamenti meccanici con estrusione dopo biostabilizzazione, che hanno un impatto ambientale e sanitario pressoché nullo.
Questi impianti utilizzano esclusivamente il materiale che residua dopo una corretta raccolta differenziata e quindi incentivano costantemente questa pratica e con essa la cultura del riciclo e del riuso dei materiali post consumo. Una riduzione del quantitativo dei rifiuti insieme alla loro corretta e salubre gestione è possibile ed è già realtà in molte province e regioni d'Italia.

Una necessaria riflessione e riconsiderazione
 
È indispensabile quindi aggiungere alle "R" di Riduzione della produzione, Raccolta differenziata, Riciclaggio, Riuso, Riparazione e  Recupero dei rifiuti anche quelle di Riflessione e Riconsiderazione delle soluzioni di tipo impiantistico già previste per la chiusura del ciclo dei Rsu o in fase di nuova realizzazione o di ampliamento nella Regione Lazio e in Italia.
È necessario ed eticamente corretto nonché economicamente vantaggioso rinunciare ad ogni progetto che utilizzi la termovalorizzazione, la gassificazione e la dissociazione molecolare nella gestione dei Rsu,  così come è da evitare e l'ampliamento e la realizzazione di  nuove discariche.
L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) auspica quindi che le  future amministrazioni dei territori, anche nella gestione dei Rsu, privilegino sempre scelte ispirate al principio di precauzione e al valore non negoziabile della tutela e salvaguardia dell'ambiente e della salute nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana che afferma: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività".

Dottoressa Antonella Litta, referente per Viterbo dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia ), sito:  www.isde.it, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  

Viterbo, 19 marzo 2010


Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo

Tutti denunciano la mancanza di controlli. Vedi qui sotto l'onesto articolo di Antonello Caporale su "La Repubblica". Ma nessuno ne vuole riconoscere la causa, la mancanza di fatto di controllo democratico. Anzi, questo tipo di controllo ora lo si lascia eliminare anche di diritto, senza battere ciglio. Riporto qui le mie osservazioni su questa m.l. del 30 gennaio, dove mi limitavo a confrontare l'articolo fondamentale che attualmente riconosce ai cittadini il diritto alla più ampia partecipazione, con l'articolo da cui viene sostituito nel decreto legislativo domani in discussione alla Camera, articolo non a caso lasciato da tutti nell'ombra.