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Nel discorso rivolto agli ambasciatori, come all’inizio di ogni anno, il papa ha evocato, per scongiurarlo, “un innalzamento dello scontro” in atto tra l’Iran e gli Stati Uniti, ma ha anche introdotto un tema che finora è stato assente nel dibattito internazionale, e che noi pensiamo sarà invece determinante nel futuro per rispondere alla crisi della condizione umana sulla terra.

Il Pentagono (come viene definito il quartier generale militare degli Stati Uniti per la sua forma urbanistica) e il presidente Donald Trump hanno deciso di attuare una clamorosa operazione di guerra contro l’Iran, mettendo nel conto anche il rischio di far esplodere un ulteriore vulcano di guerra, che può provocare disastri ancora più grandi perfino di quelli già numerosi ed enormi, che da venti anni a questa parte hanno devastato tutta l’area del Medio Oriente, senza che se ne possa vedere la fine: Afganistan, Iraq, Libano, Libia, Siria, Yemen.

Dall’Afghanistan arriva la testimonianza di Shah Marai che era il capo fotografo dell’agenzia di informazione AFP a Kabul e che è stato ucciso assieme ad altri otto giornalisti nell’attentato compiuto dall’Isis il 30 aprile scorso. Nico Piro (inviato Rai che ha scritto un libro sull’Afghanistan e un altro ne ha in preparazione) ha tradotto “When Hope is Gone”, lo scritto di Shah Marai per il blog di AFP nel 2016 o ora pubblicato sul suo blog (https://nicopiro.wordpress.com).