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Il giorno 11 agosto è stato ritrovato nei dintorni di Grozny il cadavere barbaramente seviziato e finito a colpi di pistola di Zarema Sadulayeva e di suo marito. Zarema, oltre che mia amica, era la presidente dell'associazione "Salviamo la generazione" che con l'associazione Mondo in cammino sta conducendo la campagna "Generazione senza mine" a favore delle bambine e dei bambini vittime di mine, disseminate sul territorio ceceno quali tristi eredità dei due recenti conflitti. Avevo sentito Zarema due giorni prima della sua uccisione ed era contenta perchè il nostro progetto di accoglienza rivolto a questi minori, e previsto per il 31 agosto prossimo, stava procedendo bene.

Inviato dal Centro Gandhi di Pisa

Napoli.
Alcuni puliscono i gabinetti, altri spazzano, altri ancora preparano i pasti per i senzacasa: sono marinai americani della nave da guerra San Antonio, che - comunica la Us Navy - si sono «offerti volontari» per aiutare le suore missionarie di carità, poiché «vogliono lasciare una buona impressione a Napoli». È dunque per questo che è arrivata qui dagli Stati uniti la San Antonio, la più avanzata nave da da sbarco mai costruita, con a bordo 700 marines con i loro armamenti. La nave fa parte del gruppo di spedizione da attacco Iwo Jima, con a bordo
6.000 marinai e marines, entrato nel Mediterraneo pochi giorni fa.

Pubblicato su “Notizie minime della nonviolenza in cammino” n. 392 del 12 marzo 2008
Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo dal titolo "La guerra contro le donne: una lettera dal fronte occidentale africano", di Ann Jones, apparso su "The Sunday" del 17 febbraio 2008. Ann Jones, scrittrice, fotografa, attivista per i diritti umani, sta lavorando come volontaria con l'International Rescue Committee ad uno speciale progetto contro la violenza di genere dal nome "Crescendo globale: voci di donne dalle zone di conflitto".

Milano, 25 marzo 2007



Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile afgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all'alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani. Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando “con i cavi elettrici”.
Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua famiglia.
Oggi, domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che in un “alto meeting sulla sicurezza nazionale” presieduto da Hamid Karzai, è stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto capire che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare false prove.
Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano, negli ultimi cinque giorni, di impegnarsi per l’immediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che l’avrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data.
Teresa Sarti Strada
Presidente di Emergency