• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Noi, partecipanti al Sinodo panamazzonico, condividiamo la gioia di vivere tra numerosi popoli indigeni, quilombos, costieri, migranti, comunità alla periferia delle città di questo immenso territorio del Pianeta. Con loro abbiamo sperimentato la forza del Vangelo che agisce nei piccoli. L’incontro con queste persone ci sfida e ci invita a una vita più semplice di condivisione e di gratuità. Influenzati dall’ascolto delle loro grida e lacrime, accogliamo di cuore le parole di papa Francesco: “Molti fratelli e sorelle in Amazzonia portano pesanti croci e attendono il conforto liberatore del Vangelo, la carezza amorevole della Chiesa. Per loro, con loro camminiamo insieme”.

Care amiche ed amici,

nella vicenda dell’Elemosiniere del papa che riattacca la luce ai nuovi romani immigrati c’è come il precipitato e il significato di tutto il pontificato di Francesco; e vi è anche tracciato il disegno dell’unica Chiesa che è possibile nel futuro.

I dibattiti che hanno imperversato sui giornali e nei talk-show su questo fatto che nessuno ha visto ma che è subito diventato un grande evento mediatico, sono stati di una trivialità impressionante. Nessuno ha visto la verità profonda di quanto è accaduto; la discussione era tutta su chi dovesse pagare le bollette della luce, se si potesse ammettere uno strappo alla legalità nel centro di Roma, tanto più se compiuto da uno “Stato estero” come il Vaticano; addirittura secondo l’ex giudice Nordio, un magistrato di qualche notorietà, l’Italia avrebbe dovuto aprire una questione diplomatica con la Santa Sede per violazione della legge e del Concordato del 1984, se non addirittura del Trattato del 1929.

Care amiche ed amici,

l’accusa di eresia mossa a papa Francesco da un gruppo di scribi che ha ora ripreso e aggravato la denuncia, sfrontatamente denominata “Correctio filialis”, già presentata contro di lui il 16 luglio 2017, è una cosa meravigliosa.
Per sostenere infatti l’anatema e le conseguenti dimissioni o deposizione del papa, il pamphlet riunisce in un’unica sezione alcuni passaggi dell’Esortazione “Amoris laetitia” e la citazione di “atti, parole e omissioni” di papa Francesco che, letti tutti insieme, sono una straordinaria affermazione di libertà, verità e misericordia evangeliche; moniti che anzi dovrebbero essere affissi nelle sacrestie di tutte le chiese perché predicatori celebranti e confessori vi si ispirino per trasmettere ai fedeli in omelie e parole finalmente persuasive l’anelito a seguire le vie di Dio e ad assaporarne l’amore.

Caro papa Francesco,

lo sai bene visto che ci chiedi sempre di pregare per te. C’è chi vuole screditarti. Chi vuole zittirti. Chi vuole eliminarti. Chi ti vuole morto. Il problema non è criticarti visto che chiedi un linguaggio libero, anche a te contrario. Il problema non è la critica ma lo scatenarsi di una nuova inquisizione incalzante e cattiva. E’ l'attacco ossessivo. La polemica compulsiva. La condanna predeterminata.