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Il viaggio apostolico fra Congo e Sud Sudan

«Giù le mani dall'Africa», il volume pubblicato da Libreria Editrice Vaticana, con i discorsi del papa e le testimonianze degli incontri, prefazione di Chimamanda Ngozi Adichie

Prima di partire per il Congo in occasione della festa di san Francesco di Sales, il papa aveva invitato a «disarmare i cuori, camminare, andare a vedere, andare alle frontiere, dare voce ai poveri, illuminare le periferie». «Si tratta – secondo Beppe Giulietti – presidente della Federazione della stampa di un messaggio da rileggere, non è un appello retorico perché se non sei capace di illuminare le periferie non capirai neanche il centro del mondo, non capirai le bombe che troverai alle porte di casa. Il papa ci costringe a percorrere le periferie del mondo». Tuttavia, la copertura che ha dato la stampa italiana al viaggio apostolico del pontefice è stata a dir poco limitata. Tredici righe sul Corriere della Sera, mentre il Fatto e Libero non pubblicano nulla. Il Messaggero ha una breve di 5 righe a pagina 15, Domani una breve di 9 righe a pagina 7. La Verità ha un servizio di piede a pagina 5, più spazio si trova su Repubblica (una pagina), La Stampa (due colonne) e sul Sole24ore. Sui settimanali si distingue solo Famiglia Cristiana.

La copertura completa dell’evento c’è solo da parte di Avvenire, Osservatore Romano e Il manifesto. Ma per chi intendesse ancora approfondire i temi trattati in quel viaggio, le voci dei testimoni e delle vittime la Libreria Editrice Vaticana ha mandato in questi giorni in stampa Giù le mani dall’Africa. Viaggio Apostolico nella Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan. Discorsi e testimonianze con la prefazione di Chimamanda Ngozi Adichie (pp. 160, euro 15). Sono interventi chiari e preparati con cura, privi di retorica, calati profondamente nella realtà africana, attraverso informazioni veramente puntuali. «A proposito di sviluppo frenato e di ritorno al passato – scrive il papa – è tragico che questi luoghi, e più in generale il Continente africano, soffrano ancora varie forme di sfruttamento. Dopo quello politico, si è scatenato infatti un ‘colonialismo economico’, altrettanto schiavizzante.

Così questo Paese (il Congo), ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono ‘straniero’ ai suoi abitanti. Il veleno dell’avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati. È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca. Ma questo Paese e questo Continente meritano di essere rispettati e ascoltati, meritano spazio e attenzione: giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare».

Il libro, tuttavia, non riporta semplicemente le parole del papa, ma raccoglie le testimonianze proprio di persone provenienti dal Kivu e dall’Ituri, come quella di Eringeti 16 anni della città di Beni: «sono un agricoltore. Mio fratello maggiore è stato ucciso in circostanze che ancora oggi non conosciamo. Mio padre è stato ucciso in mia presenza, da dove ero nascosto ho visto in che modo lo hanno fatto a pezzi e come hanno portato via mia madre. Siamo rimasti orfani, io e le mie due sorelline. Mamma non è più tornata e non sappiamo cosa ne abbiano fatto. Di notte non riesco a dormire».

La giovanissima Léonie Matumaini racconta come è avvenuta l’uccisione di tutti i membri della sua famiglia in sua presenza; Kambale Kakombi Fiston di soli 13 anni ha mette in fila i ricordi del suo rapimento. Angelique, una ragazza di 17 anni della zona di Goma, tira fuori dalle righe la sua vita da schiava sessuale di un comandante e di come è riuscita a scappare: «Ma a quel punto ho scoperto di essere incinta. Ho avuto due bambine gemelle, non conosceranno mai il loro padre». Sylvie, una donna di Bukavu, racconta degli anni passati come schiava sessuale e che «ci hanno fatto mangiare la pasta di mais e la carne degli uomini uccisi».

Da Bunia (Ituri) un testimone racconta: «Sono sopravvissuto a un attacco al campo di sfollati di Bule, nel villaggio di Bahema Badjere, nel territorio di Djugu, nella provincia di Ituri. Questo campo è conosciuto come ‘Plaine Savo’. L’attacco è avvenuto la notte del 1° febbraio 2022 da parte di un gruppo armato che ha ucciso 63 persone, tra cui 24 donne e 17 bambini. Viviamo in campi profughi senza speranza di tornare a casa». Il papa confessa di essere restato senza parole «davanti alla violenza disumana che avete visto con i vostri occhi e provato sulla vostra pelle. Si resta scioccati e non ci sono parole, c’è solo da piangere, in silenzio. Il mio cuore è oggi nell’Est di questo immenso Paese».

Il papa aveva detto ai giovani congolesi parlando in lingala: moto azalí na matoi ma koyoka («chi ha orecchi per intendere») e la folla aveva risposto ayoka «intenda»). Chissà se anche in occidente abbiamo capito. Nell’attesa, come ha scritto Chimamanda Ngozi Adichie, «Giù le mani dall’Africa mi regala una piccola speranza per il Congo, il Sud Sudan e per l’amato continente dal cuore spezzato che chiamo casa».


Fonte: Il Manifesto del 9 luglio 2023 - https://ilmanifesto.it/il-viaggio-apostolico-fra-congo-e-sud-sudan/r/OwF6XjPIspgkTlONfZvrJ