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Immagini dal Niger (Giovanna Menchetti)

Il progetto "Municipi senza frontiere dell'ANCI e del UNDESA ha come obiettivo quello di creare una rete che favorisca il trasferimento di competenze tra Enti Locali italiani e Paesi a coesione sociale debole, al fine di contribuire alla democratizzazione della governance locale, ad una maggiore efficienza nell'uso delle risorse locali e ad una amministrazione più efficace, collaborando alla formazione del personale locale.

Il Comune di Massa, insieme ad altri comuni nazionali, aderendo a tale progetto ha inviato in Niger, uno dei paesi più poveri dell'Africa, la responsabile dell'Anagrafe Giovanna Menchetti.

A poco più di una settimana dal mio rientro dal Niger, continuo a parlare di questa esperienza con un peso nel cuore e mi viene un respiro affannoso, perché?

Arrivare in Niger è stato come essere catapultata in un altro mondo.

Scesa dall’aereo, l’aeroporto: un cantiere aperto? Un lavoro lasciato a metà perché sono terminati i soldi? Già questo è stato inquietante.

Poi la gente che ti si avvicina, tutti ti vogliono portare le valigie, tutti vogliono che gli dai qualcosa. Sei bianca e sei probabilmente una turista.

Mi seno sentita invasa e ho avuto paura, come l’ho avuta subito dopo per strada, quando ho provato a fare due passi per capire dove ero finita.

Ti si affiancano, camminano con te, ti vogliono vendere qualcosa, ti chiedono soldi.

Poi il paesaggio. Siamo a Niamey, la capitale del Niger, per le strade tutti vendono, dalle bottiglie di benzina alle brochettes, all’acqua, alle schede telefoniche.

Tutto è fatto in strada: cucinano, mangiano, si lavano, pregano, stendono i panni…

La gente è triste, ma cosa ha per essere contenta? Sono vestiti di stracci, ci sono tanti ragazzi ciechi, c’è una miseria palpabile, la polvere da ogni parte.

Le strade polverose, l’illuminazione scarsa, fogne a cielo aperto, discariche dove le capre mangiano… da ogni parte frammenti di sacchetti neri e all’imbrunire le zanzare della malaria. Niamey è invasa dalla plastica, di plastica sono i piatti, le zuppiere, i bicchieri.

Andiamo a Loga, tre ore di viaggio in mezzo alla Savana., percorrendo una strada piena di buche, che il nostro autista intervalla con tratti non asfaltati. Si paga la tassa per percorrere la strada. C’è tanta polvere e tanti sacchetti di plastica.

In lontananza compaiono capanne, granai, animali e persone, tanti bambini.

Lungo il percorso, sulla strada, si trova un mercato e ci fermiamo. Subito siamo al centro dell’attenzione: come non esserlo!!!

Scattiamo foto e loro, i tanti bambini, voglio rivedersi nelle digitali, finalmente sorridono e sono pronti a mettersi in mostra per un altro scatto. Quasi tutti portano attaccata al collo una cordicella a cui è appesa una ciotola di plastica o di metallo smaltato. E’ lì che forse qualcuno gli metterà del cibo.

Chi sono questi bambini? Sono quelli affidati al mullà, sono senza genitori? Alcuni hanno degli occhi così tristi, a malapena riesci a farli sorridere con uno scatto.

Poi arriviamo a Loga. Ho la sensazione che la vita a Loga sia più semplice, non ci sono le contraddizioni della capitale, la vita è più dignitosa. Ma è solo un impressione, non ho ancora gli elementi per poterla confermare.

Per fortuna però che ci sono anche le feste, allora vedi acconciature e vestiti così variopinti che risenti la vita palpitare, poi ci sono i tamburi e le danze al loro suono.

Nell’aria, nella notte appena illuminata da una flebile luce, rivivi il sapore della tua infanzia, quando la gente la sera d’estate si sedeva fuori dalla porta. Si sentivano i racconti della giornata, i bambini giocavano e si respirava la quiete.

Tutto era lì e bastava per stare bene.

In quell’aia in Niger per un momento ho sentito che stavo bene, in mezzo a quelle persone che neanche vedevo ma sentivo… eravamo tutti uguali.


Le fotografie di questo primo viaggio

di Giovanna Menchetti (Comune di Massa) e Orietta Colleluori (Comune di Pineto)