• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

A Gaza è genocidio, ma per non legittimare nuova violenza è necessario restare umani

Refat Sabbah, segretario generale della Arab Campaign for Education, presidente della Global Campaign for Education e fondatore di Teachers Creativity Center in Palestina, ci dà una lezione di educazione alla pace proprio dallo scenario più violento, laddove non si potrebbe resistere alla disumanizzazione. Se perdiamo la nostra umanità non avremo salvezza – non solo a Gaza, ma nel mondo intero – da qui l’appello alla solidarietà internazionale e alla collaborazione tra palestinesi e il movimento globale ebraico per la pace.

“A Gaza ci sono bombardamenti ovunque che uccidono migliaia di bambini, donne, persone con disabilità fisiche e mentali, persone che non hanno nulla. È un genocidio. Ciò che stiamo vivendo è orribile ma, nonostante ciò, dobbiamo insegnare agli insegnanti, e agli studenti, i diritti umani. Se perdiamo la nostra umanità, non possiamo continuare a lottare per i nostri figli. Temo che i crimini di Gaza ci colpiranno per molto tempo, e non è facile convincere insegnanti e studenti a continuare a credere nell’umanità. Ma questa è la centralità dell’educazione”.

Come vi muovete ora a Gaza, come educatori, anche operativamente?

Una delle nostre sedi nella Striscia è stata distrutta dalle bombe. Ci stiamo quindi spostando in aree diverse, in particolare verso il Sud. Insieme a educatori e volontari cerchiamo di lavorare con bambini, studenti e famiglie sulla condizione socio-emotiva e psicologica. La nostra visione è globale, non nazionalistica. Credo che se ti senti globale, sei globale. Credo ancora in un’umanità globale, ecco perché la solidarietà internazionale è molto importante. Se tu, dall’Italia o da un altro paese, partecipi all’amministrazione o all’organizzazione di attività pacifiste contro la guerra, non stai solo aiutando la Palestina, ma stai aiutando te stesso a rimanere umano perché ciò che sta accadendo a Gaza influenzerà il mondo intero: scrittori, giornalisti, attivisti, donne e bambini devono partecipare. Questo è un messaggio al mondo. Rimarremo umani se esercitiamo la nostra solidarietà. Ciò che sta accadendo a Gaza non sta solo distruggendo vite umane, ma la nostra umanità. La solidarietà è il luogo degli educatori e degli attivisti. Non ci è permesso disumanizzarci, distruggere la storia della nostra umanità, altrimenti gli uomini si uccideranno ovunque e noi legittimeremo ogni violenza.

Come è iniziata l’esperienza di Teacher Creativity in Palestina?

Sono stato insegnante tra il 1990 e il 1994, quando non c’era ancora il pieno controllo sul sistema educativo da parte di Israele e anche dell’Autorità palestinese. Israele ha cercato di controllare il sistema educativo subito dopo l’inizio della prima Intifada, monitorando materiali e insegnanti, chiudendo le scuole, arrestando insegnanti e studenti. All’inizio della prima Intifada, ho organizzato corsi popolari per i bambini sulla sponda nord-occidentale insieme a pacifisti israeliani come Arna Mer-Khamis. A quel tempo iniziarono i problemi tra studenti e insegnanti, tra gli studenti stessi e con le loro famiglie e, temendo che l’intero sistema educativo potesse chiudere, ci siamo organizzati nella resistenza degli insegnanti. Abbiamo affrontato questi problemi aprendo un dialogo tra di noi e nel 1995 abbiamo creato Teacher Creativity per aiutare studenti e famiglie ad affrontare la crisi che stavamo vivendo. C’erano problemi civili: come percepiamo gli altri e noi stessi. Senza libertà di pensiero, di parola e di movimento, il sistema educativo non ha valore… l’educazione dovrebbe puntare alla libertà e all’umanità perché non possiamo continuare a lottare per la nostra libertà senza amore non solo per noi stessi, ma anche per gli altri che sono diversi da noi.

L’attività itinerante di Teachers Creativity a Gaza (,[object Object],)



Come è possibile mantenere e difendere i valori umani di fronte a tanta violenza da parte dell’esercito israeliano?

In una crisi terribile come una guerra, le persone iniziano a credere nel nazionalismo, possono diventare razziste, credendo che se siamo nazionalisti e incitiamo all’odio, ci proteggiamo, e ovviamente questo è un errore. Quindi sempre, anche durante una guerra, dobbiamo difendere la rivoluzione dei diritti umani, un’educazione civile che continuiamo a portare avanti, guardando all’aspetto sociale, dato che esiste un forte legame tra risultati accademici e sociali. Ha senso se uno studente è eccellente in matematica e poi uccide qualcuno? Devi essere bravo non solo in matematica, ma soprattutto come essere umano. Recentemente sono stato invitato da un collega a una conferenza sull’educazione in Ucraina. Gli ho detto: dobbiamo essere consapevoli che non possiamo perdere la nostra umanità e che il nazionalismo è un errore. Le crisi, come quella che stiamo vivendo a Gaza, hanno una prospettiva politica, sociale ed economica anche se facciamo fatica a mantenere una visione lucida su questo mondo folle.

Radicalizzazione e fascismo, due facce della stessa medaglia…

Il militarismo e la violenza di Israele non hanno nulla a che fare con gli ebrei. Dobbiamo rivendicare la solidarietà internazionale insieme agli israeliani e agli ebrei pacifisti creando un movimento globale con tutte le religioni, un’alleanza globale per la pace, contro nessuno. Le persone devono imparare ad essere equilibrate, a non radicalizzarsi perché arriveranno al punto più pericoloso senza che se ne accorgano. Se pensi meccanicamente, puoi diventare fanatico. Il principio è lo stesso del fascismo: “Noi abbiamo ragione; loro hanno torto”. Il radicalismo nasce anche da una falsa interpretazione della religione. Per tutto questo, l’educazione è molto importante, perché rappresenta i valori che, come educatori, nel mondo arabo e in Europa dobbiamo sostenere, comprendendo che il radicalismo può sostenere l’imperialismo, e viceversa. Il concetto di radicalismo dovrebbe essere discusso in campo educativo a tutti i livelli. Temo non solo per ora, ma anche dopo la guerra di Gaza e, per questo motivo, ogni voce in questo mondo che chiede un cessate il fuoco è importante. Altrimenti, tutti noi pagheremo un prezzo alto, e non solo a Gaza…

Sentite vicina la solidarietà degli ebrei pacifisti?

La maggior parte degli ebrei è contro la guerra ed è solidale con noi. E noi palestinesi dobbiamo ascoltare l’eco di queste voci e unirci a tutti gli ebrei del mondo che vogliono fermare questo massacro. Le comunità israeliane manifestano e chiedono la fine della guerra, in alcuni casi anche più di noi! Quindi questa guerra è contro tutti noi: cristiani, musulmani, ebrei. Chiunque giustifichi questa guerra commette un crimine contro l’umanità. Abbiamo rapporti con molti intellettuali ebrei che lavorano per la pace nel mondo. Personalmente lavoro con molti di loro. Il problema è la destra nazionalista e il radicalismo che vediamo crescere non solo qui, ma sempre e ovunque. Senza una cultura di pace, sperimenteremo la radicalizzazione in tutto il mondo. E il radicalismo giustifica il fascismo.

Un’ultima cosa… questa pace ha bisogno di giustizia, altrimenti la pace senza giustizia è come una dichiarazione di guerra.

Fonte: Il Manifesto del 10/11/2023

https://ilmanifesto.it/a-gaza-e-genocidio-ma-per-non-legittimare-nuova-violenza-e-necessario-restare-umani