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Perché

Non c’è un perché da assecondare quando si apprende la notizia di un’uccisione. Non può mai esserci, perché uccidere, per qualsiasi malsana ragione, significa sempre e innanzitutto azzerare la vita. Di un innocente, di un aggressore, di un vero o presunto terrorista. Comunque di una persona.

Non c’è una conta degli uccisi da iniziare quando si innesca un’escalation di violenza sanguinaria, anche quando le disparità numeriche sono evidenti e ripetute nel tempo.

Ci sono però tanti perché e tante domande a cui quasi nessuno nei media dà risposta in questi giorni, a proposito dell’ennesimo sangue versato sui Territori Palestinesi Occupati, cominciando dalla Gerusalemme occupata. Per potersi orientare nell’infinito nonsenso è necessario chiedersi ‘Perché a Gerusalemme? E quale Gerusalemme? Perché ora? E da quando? E a che scopo?’

E c’è una conta delle parola mancanti da fare, in queste ore. Se un comunicato ANSA annuncia che vi sono “restrizioni all’accesso alla città vecchia: vi è solo un permesso per i cittadini israeliani, per i turisti e per i residenti della zona” è bene esercitarsi a trovare le parole mancanti: tipo ‘Gerusalemme est’, ‘coloni israeliani illegali’, palestinesi, ‘occupazione militare’, ‘colonizzazione’, ‘demolizione delle case’

Altrimenti non si capisce.

Insomma, quello che il lettore di Repubblica non capisce (non parliamo dei giornali di destra…) non è tanto la conta dei feriti e degli uccisi “dall’una e dall’altra parte”, in un conflitto che è da sempre asimmetrico (solo negli ultimi due giorni più di 500 palestinesi feriti), ma che ciò che spinge Gerusalemme sul baratro non deve stupire nessuno; non è che l’ultima bomba innescata dal sistema di occupazione israeliano.

A proposito di bombe… E’ davvero triste constatare che anche l’ultimo discorso del presidente Abu Mazen alle Nazioni Unite, annunciato da lui stesso come una “notizia bomba”, è stato in realtà “generico e inconsistente”, dopoche aveva alimentato ingenue attese: forse annuncerà le le sue dimissioni? Lo smantellamento dell’ANP? L’abbandono ufficiale dei disastrosi accordi di Oslo, di cui è stato uno degli architetti? Niente di tutto ciò. Il suo discorso, interpretato come un abbandono degli accordi, non ha specificato nulla e le forze di sicurezza palestinesi continueranno la loro “collaborazione” con l’esercito israeliano per frenare le ribellioni di un popolo esasperato.

BoccheScucite vi invita però a non limitarvi ai piccoli ‘perché’ delle tragiche notizie da Gerusalemme, ma ad approfittare di tutte le occasioni per comprendere i grandi ‘perché’ del disastro che ci fa temere un’altra intifada di sangue. Facciamo il possibile per partecipare all’evento nazionale della GIORNATA ONU per i Diritti del popolo palestinese in programma per Sabato 28 novembre a Napoli. Nel sito www.giornataonu.it tutte le info e il programma, per chi non ci sta a commentare con un semplice “chissà perché” le parole di Netanyahu che in queste ore alza il tiro della repressione annunciando “misure drastiche” nella “lotta all’ultimo sangue contro il terrorismo palestinese”.

BoccheScucite

 

Fonte: Bocche Scucite - voci dai territori occupati, n. 216 del 06/10/2015