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Acqua privata, un pò di domande al ministro Ronchi

Il Ministro Ronchi ha salutato l'avvio della campagna referendaria per la gestione pubblica del servizio idrico promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e da molti altri soggetti associativi e sociali dicendo che siamo dei bugiardi. Non vogliamo ripagarlo con la stessa moneta, ma cercare di misurarci con le considerazioni espresse da lui stesso. Il primo ragionamento che viene proposto è che con l'ultimo provvedimento approvato, appunto l'art. 15 del decreto Ronchi, non saremmo di fronte alla privatizzazione dell'acqua, ma semplicemente ad un intervento "minimale" sulla gestione del servizio idrico, da affidare tramite gara. L'acqua rimane un bene pubblico, la proprietà della risorsa rimane esclusivamente nelle mani delle istituzioni pubbliche (ci mancherebbe solo di mettere sul mercato sorgenti, fiumi, laghi, ecc!), ci si limita a disciplinare meglio la gestione del servizio.  
In realtà, ci si "dimentica" che chi gestisce il servizio è il soggetto che detiene il sapere, che conosce e determina i costi del servizio, che ha il potere reale di decidere e effettuare gli investimenti, alla fine anche di piegare alle proprie convenienze le scelte tariffarie.
Come dicono i giuristi che hanno elaborato i nostri quesiti referendari, in beni come l'acqua, tra proprietà formale del bene e delle infrastrutture e gestione effettiva del servizio vi è una tale asimmetria di informazioni, per cui il proprietario reale è colui che gestisce ed eroga il servizio. Che è quello che alla fine decide le politiche concrete, che determina se prevale una logica privatistica di massimizzazione dei profitti o di soddisfacimento dei bisogni collettivi. Né vale opporre a ciò che basterebbe dotarsi di una buona strumentazione regolatoria da parte del soggetto pubblico, vista la disparità dei punti di partenza: basta guardare l'esperienza concreta degli Ato, che con i Piani d'Ambito sarebbero deputati a definire investimenti e tariffe, confrontare ciò che lì è previsto e quello che invece accade realmente.  
L'altra argomentazione che Ronchi porta per smentire i suoi intenti di privatizzazione è che, comunque, il soggetto gestore sarebbe scelto tramite gara, alla quale possono concorrere soggetti privati, misti "pubblici"-privati o "pubblici" e, quindi, alla fine si aggiudicherebbe il servizio quello più efficiente, a prescindere dalla sua natura proprietaria.
Anche qui la realtà è ben differente da questa visione edulcorata e ideologica. Lo lascio dire alla sentenza con cui l'Antitrust (non quei bugiardi del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua) ha comminato, nel novembre 2007, una multa di ben 8 milioni di euro e 3 milioni di euro rispettivamente ad Acea e a Suez (Se) per "aver posto in essere un'intesa restrittiva della concorrenza nell'ambito del mercato nazionale della gestione dei servizi idrici". Lì, l'Agcom rileva come "la cooperazione tra Acea e Se abbia direttamente condizionato l'esito di quasi un quarto dei partnership pubblico-privato realizzatisi a livello nazionale, oltre a incidere significativamente su altre procedure di gara poi aggiudicate ad altri soggetti. Merita inoltre sottolineare come, in maniera separata, Acea e Se siano state interessate dalla quasi totalità delle restanti procedure di gara, a dimostrazione dell'assoluta rilevanza delle parti nel contesto concorrenziale stabilitosi per la gestione dei servizi idrici in ambito nazionale". Detto in altri termini, il meccanismo della gara non mette sullo stesso piano i vari soggetti concorrenti, ma favorisce le concentrazioni più forti e strutturate, conducendo di fatto alla creazione di forti monopoli, che agiscono sulla base di una logica privatistica.
Infine, vorremmo porre noi una questione al ministro Ronchi: come mai dieci e più anni di privatizzazioni, visto che il suo decreto porta solo a compimento un processo che inizia ben da prima, hanno portato ad una forte crescita tariffaria (+ 61% in dieci anni), ad un crollo degli investimenti ( da 2 mld. di euro annui dei primi anni '90 a circa 7-800 mil. annui dal 2000 in poi), nonché ad una previsione di forte crescita dei consumi (+18% nei prossimi vent'anni)? Non ci risponda, per favore, che questo è l'esito della gestione pubblica, perché essa non c'è più da almeno dieci anni e si misuri invece con il fatto che da quando il servizio è gestito solo da Spa questi sono i risultati.
Proprio per cambiare questa situazione una larga coalizione sociale ha promosso i 3 referendum che vogliono reintrodurre la gestione pubblica del servizio idrico e renderla partecipata dai cittadini e dai lavoratori. Per soddisfare i loro diritti ed evitare di arricchire, a loro spese, qualche grande monopolio privato.

Corrado Oddi  (Fp Cgil Nazionale - Forum Italiano Movimenti per l'Acqua)

Fonte: Il Manifesto del 25 aprile 2010