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I movimenti e la politica (Emilio Molinari)

Pubblicato su “IL Manifesto” del il 19 gennaio 2007


Se l’accordo che sembra profilarsi all’interno dell’Unione in merito ai servizi idrici è reale, un altro passo significativo è stato fatto dall’Unione nel rispettare l’impegno preso nel programma elettorale: la natura pubblica nazionale di questo servizio viene ribadita e mi sembra si accenni ad un percorso per il governo pubblico dell’acqua.
Ciò che si prospetta è una moratoria di tutte le messe a gara, di tutte le operazioni finanziarie di fusione e di tutte le iniziative legislative regionali e deliberative degli ATO idrici, che stavano andando verso la privatizzazione. In una parola si tratta di un congelamento della situazione nei territori da sancire con un apposito decreto nella delega ambientale in attesa di varare una legge specifica e complessiva.
Il movimento dell’acqua ha conseguito un altro innegabile successo, l’impegno di Rifondazione in particolare e dei Verdi e Comunisti Italiani e la grande carica con il quale è iniziata la raccolta delle firme sulla legge di iniziativa popolare hanno sicuramente pesato sulla trattativa.
Tutto questo dimostra ancora una volta che il diffuso lavoro che abbiamo fatto in questi anni sull’acqua e la sua eccezionalità: culturale, di informazione, di mobilitazione, di partecipazione e il rapporto dialettico e non strumentale con la politica, alla fine paga e mi sembra che cominci ad aprire alcuni spiragli, su tutta la cultura delle privatizzazioni, devastante per la vita di ogni comunità.
Il movimento dell’acqua fa da modello e in queste ore si esprimerà con comunicati unitari su ciò che riguarda i servizi idrici e il movimento più generale si esprimerà su l’insieme delle liberalizzazioni trattate, cosa che invece solleva perplessità.
A questi giudizi mi rimetto, voglio invece utilizzare questo spazio per chiedere alla politica in particolare a quella già impegnata, un ulteriore impegno e una ulteriore chiarezza. La prima questione riguarda il coinvolgimento del movimento nel percorso di definizione dei provvedimenti da attuare.
È chiaro che le istituzioni i partiti e i governi hanno sedi e procedure proprie, ma io credo che il movimento dell’acqua abbia avviato una vertenza nazionale e abbia al contempo conquistato un ruolo di soggetto politico, indipendente, capace di produrre leggi e di rappresentarsi.
Sono convinto che è giunto il momento che può e deve trovare luoghi e forme in cui esprimere autonomamente le propri posizioni e può e debba in piena autonomia stabilire con la sinistra impegnata le forme del coinvolgimento nelle decisioni istituzionali finali, per essere chiaro come può essere coinvolto il movimento nel definire i termini del decreto di moratoria? Un'altra questione è quella dei tempi. Quali sono i tempi di definizione del decreto sulla moratoria non sono secondari.
Il movimento è radicato nei territori e sa bene quali e quante le manovre sono in atto e quante debolezze ci sono nella politica a livello locale.
Se la concretizzazione di un provvedimento si protrae per mesi le forze locali privatizzatici, molto forti in certe regioni, molto determinate e mosse da forti interessi trasversali, sia al centro destra che al centro sinistra, non resteranno ferme.
E pensateci ancora, ma alla luce di tutto ciò, diventa determinante un rilancio dell’Associazione degli eletti dell’acqua.
Determinante il lavoro di reciproco coinvolgimento nelle scelte istituzionali, nella gestione del percorso della moratoria e della legge di governo dell’acqua, determinante nello scambio di informazioni e nella definizione della strategia da attuare nella vertenza nazionale ma anche internazionale che ne può scaturire.
Determinante una loro articolazione nelle regioni in stretta relazione con i movimenti e i comitati locali nella raccolta delle firme, nel muovere i sindaci, nel relazionarsi alle imprese pubbliche, nel definire la fuoriuscita dalle SPA. Determinante ai fini di una battaglia contingente che apre anche alle altri settori investiti dalle privatizzazioni, ma determinante anche come processo politico di rinnovamento della politica, per affermare nuovi paradigmi, sostanziare di contenuti nuovi soggetti politici e nuove aggregazioni.
Siamo in procinto di partire per Nairobi. E sembra che questa volta l’Italia si potrà presentare tra le nazioni che stanno nel campo del diritto all’acqua, nel campo di coloro che si battono contro la mercificazione di questo bene. Allargherà questo campo, gli darà maggior forza Non sarà cosa da poco.
È il campo di chi chiederà in quella sede che l’acqua esca dai negoziati del WTO, venga riconosciuto universalmente il diritto umano e 50 litri al giorno per tutti, che venga tolta ogni legittimità al Consiglio Mondiale dell’Acqua che ogni tre anni, pur essendo un organismo delle multinazionali indice i Forum Mondiali, per consegnare tale compito alle Nazioni Unite o ad una conferenza intergovernativa.
Per preparare assieme anche con la forza di parlamentari e di esponenti governativi italiani l’assise di Marzo a Bruxelles, la prima assemblea mondiale degli Eletti e dei movimenti sull’acqua.
Il primo grande incontro tra politica movimenti, imprese pubbliche sindacati sull’acqua i beni comuni. Se ciò che si profila come decisione del governo in materia di servizi idrici va nella direzione auspicata dal movimento, questi scenari sono altrettanto reali e possibili.
Emilio Molinari