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L'economia di cura. Una visione e come arrivarci

La mia visione:  
Vedo un mondo guidato da un'economia di cura, dove il maggior investimento sta nel curarsi delle persone e della natura. In questo mondo, il valore del lavoro di cura è insegnato sin dall'infanzia. La scuola insegna a bambini e bambine come prendersi cura di sè, degli altri e della natura. Occuparsi dei bambini in età prescolare, insegnare nella scuola primaria, ed altre professioni di cura sono in cima alla lista delle priorità, e questi lavori sono assai rispettati e pagati bene. L'educazione fornita dai genitori è pure una delle priorità. La cura dei bimbi nelle famiglie viene sostenuta con deduzioni dalle tasse, con gli stipendi, con congedi parentali pagati, ed una carta di sicurezza sociale per i primi sette anni di vita del bambino, indifferentemente se chi si prende cura di lui è una donna o un uomo.
I posti di lavoro provvedono tempo flessibile, condivisione dell'impiego, ed altre forme di "partenariato" (partnership).
Poiché il valore del lavoro di cura è più riconosciuto, più uomini lo fanno, e donne ed uomini partecipano in egual misura nella forza-lavoro formale, ed hanno le stesse opportunità e le stesse responsabilità in casa.
Nel mentre a questo modo la qualità del capitale umano si eleva, lavoratori più capaci, più abili, più attenti contribuiscono ad un'economia più produttiva. Ciò a sua volta permette che più fondi siano disponibili per le politiche di governo e del mondo degli affari relative al sostegno del lavoro di cura. La qualità della vita si innalza per tutti.
La cura degli anziani è facilitata da pensioni adeguate, incluse quelle per chi compie il lavoro di cura.
La povertà e la fame sono contrastate efficacemente perché le donne, che oggi sono invece la massa dei poveri del pianeta, vengono ricompensate per il lavoro di cura.
Il mondo degli affari riconosce che i lavoratori, percependo la cura che si ha di loro, sono più produttivi, e che i clienti che provano la stessa cosa sono più assidui. Le compagnie vengono compensate con riduzione delle tasse e altri benefici per le pratiche di cura che mettono in opera.
Poiché la cura è più valutata, le donne hanno maggior rispetto e autorità. Le donne diventano la metà dei parlamentari nazionali e spesso anche i capi del governo, inducendo una vera democrazia rappresentativa.
Nel mentre i bisogni materiali, emotivi e spirituali sono sempre più soddisfatti, il crimine, il terrorismo e le guerre diminuiscono.
La crescita esponenziale della popolazione mondiale viene fermata dalle donne che hanno libertà riproduttiva, istruzione ed eguali diritti.
Il divario fra chi ha e chi non ha si restringe mano a mano che la gente non ha più l'impulso di ammassare ricchezze come sostituti dell'insoddisfatto desiderio di relazioni di cura, di giustizia e di significato.
E la spiritualità non è più concentrata su una vita dopo la morte, ma sul costruire un mondo dove la meraviglia e la bellezza latenti in ogni bambino possano essere realizzati qui, sulla Terra.

Come ci arriviamo:  L'ostacolo principale non è economico: è culturale. Oggi, il valore del lavoro non pagato delle donne viene stimato attorno agli 11 triliardi di dollari per anno. Noi, negli Usa, paghiamo gli idraulici (quelle persone a cui affidiamo i nostri tubi) 50/100 dollari l'ora. Ma le babysitter (quelle persone a cui affidiamo i nostri figli) sono pagate una media di 10 dollari l'ora.
Abbiamo ereditato un doppio standard economico che svaluta tutto quanto è stereotipicamente associato alle donne e al "femminile", nelle donne e negli uomini. Ciò va ad interessare in modo diretto le misurazioni economiche, le politiche e le pratiche.
Invece di tentare di rappezzare un sistema che non sta funzionando, vediamo di usare la presente crisi economica per lavorare ad un sistema che soddisfi i bisogni umani.
Compiere questi cambiamenti non sarà facile. Ma ognuno di noi può mettere in moto una piccola onda che culminerà nella "rivoluzione che ha cura", e trasformerà le nostre vite e il nostro mondo.

Ecco cosa potete fare per creare la differenza:  
- Votate per politici che sostengano i valori di cura;  
- Concorrete voi stesse/i come candidate/i, con un programma di economia di cura;  - Chiedete ai politici già in carica che si dia più valore alla cura;  
- Proponete che standard per le politiche di cura vengano incluse negli statuti delle corporazioni economiche, e che la conformità agli standard sia requisito essenziale per l'iscrizione alla Camera di Commercio ed altre associazioni simili;  
- Comprate dai produttori che hanno politiche di cura del loro personale, dei consumatori e dell'ambiente;  
- Sostenete e partecipati ai movimenti che lottano per l'innalzamento dello status delle donne in tutto il mondo;  
- Cambiate l'usuale conversare sull'economia includendo le parole "di cura", "che ha cura". Chiunque può parlare dell'economia di cura a casa, al lavoro, alle feste, alle assemblee, nelle scuole e nelle università e negli spazi pubblici.
In questo modo, onda dopo onda, possiamo costruire insieme il momento chiave per una reale trasformazione culturale, una "rivoluzione che ha cura" non solo in economia, ma in tutti gli aspetti delle nostre esistenze.

Traduzione: Maria G. Di Rienzo
Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo