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Sperimentare il metodo del consenso: il gioco della quadriglia

In un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta ho proposto una serie di domande per sperimentare un gioco attraverso cui si potrebbe giungere a definire, tramite l'espressione delle opinioni di ogni persona, alcune utili indicazioni per i criteri condivisi più adeguati per realizzare una serie di interazioni efficaci con le persone e con l'ambiente, costruendo procedure e relazioni basate sulla scelta della nonviolenza.

L'idea sarebbe che utilizzando le domande proposte si avviasse un percorso di interlocuzione, confronto ed elaborazione collettiva basato sul metodo del consenso per verificare se si può riuscire per questa via a stabilire alcune regole di condotta orientative che siano effettivamente e sinceramente condivise (con spirito critico e con apertura alla reversibilità di ogni decisione pragmatica nel mutare dei contesti, naturalmente, ferma restando l'adesione ai valori del rispetto della dignità e dei diritti propri ed altri ed alla scelta della nonviolenza) tra le persone che si accingono a dar vita ad un'esperienza comunitaria.

Naturalmente questa è solo una proposta, e più precisamente la proposta di un gioco formativo se fa piacere di giocarlo; non è nè una scorciatoia (semmai un'allungatoia), nè un modo per forzare delle decisioni.

Inoltre le domande non sono frutto di lunghi studi, ma sono state buttate giù in pochi minuti e piuttosto di fretta: se ne potevano formulare molte di più, o magari di meno.

Ugualmente la misura delle tre risposte per domanda non è in nessun ricettario, è solo una proposta che mi è sembrata ragionevole.

E qui finiscono le premesse.

La proposta e di sperimentare questa specifica modalità applicativa del metodo del consenso, che definirei "il gioco della quadriglia" (poiché come in quel ballo si comincia con i danzatori distanti che poi si uniscono a coppie, e poi a gruppi di quattro, e così via raddoppiando fino a coinvolgere in un unico movimento di danza l'intero gruppo dei presenti nella sala, così in questa ipotesi di lavoro si comincia con ogni persona che formula individualmente delle proposte, poi si confronta con un'altra persona e confronta ed armonizza le proprie opinioni con le altrui, poi le due si confrontano con altre due, poi il gruppo di quattro con un altro gruppo di quattro fino a coinvolgere in un unico confronto tutti i presenti).

Il gioco consiste in questo:a) riunito il gruppo dei partecipanti, ad ogni persona si chiede di scrivere (quindi ogni persona deve avere una penna e vari fogli di carta) una o più risposte a una o più domande (nel caso più semplice: ogni persona deve dare una e una sola risposta ad una ed una sola domanda; nel nostro caso particolare ogni persona scrive tre risposte per ogni domanda);b) poi ogni persona confronta le sue risposte con quelle di un'altra persona (ad esempio: quella seduta al suo fianco), e le due persone discutendone tra loro devono raggiungere il consenso sulla risposta (nel caso più semplice: ognuna delle due individualmente ha dato una propria risposta alla medesima domanda, probabilmente le risposte delle due persone saranno diverse: in questo caso discutendo tra loro due devono concordare su una risposta unitaria, che sia per quanto possibile inclusiva delle esigenze di entrambe le persone - ovvero che "superi", cioè incorpori, entrambe le risposte precedenti riducendole a una sola; nel nostro caso particolare le risposte sono tre per ogni domanda, ergo: ogni persona ha dato tre risposte, e quando le due persone si confrontano devono fare in modo che dalle loro sei risposte riescano a raggiungere il consenso su tre - che possono essere o alcune di quelle già scritte da una singola persona, o risposte nuove che superino o sintetizzino le precedenti);c) poi ogni coppia di persone si riunisce con un'altra coppia e si ripete il procedimento: devono raggiungere il consenso su una risposta comune (nel nostro caso specifico su tre risposte per ogni domanda);d) e si procede così finché le due metà dell'assemblea si riuniscono insieme ed insieme arrivano alla risposta definitiva (nel nostro caso specifico tre risposte per ogni domanda).

Questo il metodo proposto.

Il senso di questa procedura è:

I.                    costruire l'affinità tra le persone, favorendo un processo di confronto che va dalla meditazione solitaria, al confronto a quattr'occhi con un'altra persona, e poi via via sempre raddoppiando con gruppi di persone più ampi;

II.                 favorire la partecipazione chiedendo a  tutte le persone di formulare delle proposte e poi di discuterle ripetutamente a livelli di inclusione sempre maggiori;

III.               costruire le decisioni dal basso valorizzando e discutendo il contributo ogni singola persona.

È un metodo che come tutti i metodi può avere i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi (ovviamente non vi sono metodi perfetti in assoluto), ma può talora essere utilmente alternato, o meglio: combinato con quello del parlare in cerchio (alla fine della procedura, infatti, è sicuramente opportuno un esame dell'esito svolto col metodo del cerchio).

Naturalmente è un metodo molto lento, ma la lentezza nei processi decisionali, e nel confronto delle opinioni, è sempre un'ottima cosa (ovviamente: se non ci si trova a dover affrontare delle urgenze improcrastinabili).

Ho proposto di giocare questo gioco con una serie di 15 domande a ciascuna delle quali ogni persona dovrebbe dare 3 risposte.

Ecco le domande proposte (è sottinteso che gli interlocutori cui esse sono rivolte siano persone interessate a partecipare a un'esperienza comunitaria; e quindi le risposte non devono essere per così dire astratte e universali, ma riferite alle regole di condotta che sarebbe opportuno condividere nella realizzazione di quell'esperienza):

  1. Proporre tre regole di condotta da adottare nei rapporti con tutte le persone.
  2. Proporre tre regole di condotta nei rapporti con gli animali.
  3. Proporre tre regole di condotta nei rapporti con le piante.
  4. Proporre tre regole di condotta nei rapporti con le cose.
  5. Proporre tre regole di condotta nei rapporti con la comunità locale (i vicini, il paese...).
  6. Proporre tre regole di condotta nei rapporti con gli ospiti/clienti.
  7. Proporre tre regole di condotta nei rapporti con i fornitori/compratori di merci e servizi.
  8. Proporre tre regole di condotta sintetiche generali nei rapporti tra l'esperienza comunitaria e l'esterno.
  9. Proporre tre regole di condotta nel rapporto col denaro comune (ovvero: la cassa comune).
  10. Proporre tre regole di condotta nel rapporto col lavoro condiviso.
  11. Proporre tre regole di condotta nel rapporto con i servizi comuni necessari alla convivenza.
  12. Proporre tre regole di condotta nel rapporto con lo studio.
  13. Proporre tre regole di condotta sulle procedure e i poteri decisionali in casi di emergenza.
  14. Proporre tre regole di condotta nei rapporti con le istituzioni.
  15. Proporre tre regole di condotta nei rapporti con le famiglie (non solo quelle presenti nell'esperienza, ma anche quelle di provenienza ed in generale le reti di parentela).

Mi piacerebbe se tutte e tutti ci si ragionasse. E, se ci fosse il consenso di tutte e tutti, che su queste domande si sperimentasse la modalità di riflessione comune descritta sopra. Il che ovviamente implica che lo stesso procedimento dal singolo alla coppia al quartetto eccetera si ripete ogni volta per ogni domanda; con l'esito di quindici interi e distinti percorsi decisionali, che naturalmente richiedono molto tempo. La pseudoscorciatoia di fare il confronto una sola volta per tutte e quindici le domande insieme vanificherebbe l'efficacia della proposta (ho voluto scriverlo per evitare che a qualcuno venisse la tentazione di "fare prima", mentre il gioco ha proprio la finalità di "darci tempo").

Non ci dovrebbe essere bisogno di dirlo, ma è meglio rendere esplicito l'ovvio anziché lasciare non detto l'essenziale: il gioco va giocato "in presenza" delle persone, non "per corrispondenza": ovvero, la posta elettronica non consente la riflessione che qui si propone, poiché elemento fondamentale è che le persone siano faccia a faccia...

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace