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In cammino con Danilo Dolci (Raffaello Saffioti)

In occasione del 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza, condividiamo questa riflessione sulla nonviolenza di Raffaello Saffioti, pubblicata su "Voci e volti della nonviolenza", n. 239 del 1 ottobre 2008.

Questo anniversario, senza abbandoni celebrativi La Giornata mondiale della nonviolenza, decisa dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2007 per ricordare ogni anno, il 2 ottobre, la nascita di Gandhi, è occasione per riflettere sul cammino della nonviolenza moderna e interrogarsi sul che fare per valorizzare Gandhi.
È anche il caso di ricordare che sempre l'Assemblea Generale dell'Onu, con una risoluzione del 10 novembre 1998, aveva proclamato il periodo 2001-2010 "Decennio 'nternazionale per la promozione di una cultura della pace e della nonviolenza per i bambini del mondo".
Un segno del nostro tempo. Si può notare che stanno diventando sempre più frequenti le celebrazioni degli anniversari per ricordare i maestri della nonviolenza o eventi legati alla loro opera.
Per singolare coincidenza, il 2008 è il sessantesimo anniversario della morte dello stesso Gandhi e il quarantesimo della morte di Martin Luther King e Aldo Capitini.
Le ricorrenze devono servire, al di là della retorica delle commemorazioni celebrative, per promuovere la cultura della nonviolenza, in generale, e la conoscenza della storia della nonviolenza moderna, in particolare.
Mohandas Gandhi, Aldo Capitini, Martin Luther King, Danilo Dolci, sono quattro nomi che hanno segnato la storia della nonviolenza moderna nel XX secolo. Ma non dobbiamo dimenticare Lev Tolstoj e la sua corrispondenza con Gandhi che scrisse: "Io guardo a lui come a uno dei miei maestri" (1).
"Quarant'anni fa, mentre attraversavo una grave crisi di scetticismo e dubbio, incappai nel libro di Tolstoj Il regno di Dio è dentro di noi, e ne fui profondamente colpito. A quel tempo credevo nella violenza. La lettura del libro mi guarì dallo scetticismo e fece di me un fermo credente nell'ahimsa... Fu il più grande apostolo della nonviolenza che l'epoca attuale abbia dato. Nessuno in Occidente, prima o dopo di lui, ha parlato e scritto della nonviolenza così ampiamente e insistentemente, e con tanta penetrazione e intuito" (2).
Conoscere per ricordare. E, nella memoria di questo passato, bisogna proseguire nel cammino della nonviolenza, tracciato dai  suoi grandi maestri. La nonviolenza è in cammino. Quale cammino ha fatto la nonviolenza nel mondo dopo Gandhi? Giuliano Pontara, autorevolissimo studioso di Gandhi, ha sostenuto che il nostro secolo è iniziato nel segno di una nuova barbarie. Ma alla "barbarie della mentalità nazista" ha opposto "l'antibarbarie della mentalità nonviolenta come si esprime nella concezione gandhiana della nonviolenza".
Ed ha concluso: "Non si tratta di abbandonarsi a discorsi apocalittici, ma non si può e non si deve assuefarsi alla convivenza con armi di distruzione di massa, e rimuovere la consapevolezza che la minaccia e il pericolo di una Auschwitz e di una Hiroshima sempre più globali sono pur sempre incombenti" (Giuliano Pontara, L'antibarbarie, 2006).
Uscire dalla barbarie della violenza è possibile, anche se difficile.
"Il varco attuale della storia", di cui aveva detto Capitini (3), si è allargato, e la nonviolenza è in cammino. Nel mondo è in continua crescita il movimento per la nonviolenza che può essere considerato tra i movimenti storici più importanti del secolo scorso. Esso è uno dei segni del nostro tempo ed alimenta le nostre speranze per il futuro.
Nel cammino della nonviolenza ci sono momenti e fatti che hanno assunto una importanza storica, ma non tutti sono egualmente conosciuti. Alcuni meritano un particolare richiamo.
Ricordando Gandhi, un singolare documento storico di eccezionale valore che viene in mente e merita di essere segnalato, perché scarsamente pubblicizzato, è la "Dichiarazione di Nuova Delhi" che propone dieci principi per "un mondo libero dalle armi nucleari e non violento". È un documento del 27 novembre 1986, sottoscritto a Nuova Delhi dai leaders sovietico e indiano, Mikhail Gorbaciov e Rajiv Gandhi (3). "La notizia in questione è stata ignorata, censurata, rimossa, scartata, un pò come accadde alla notizia della prima bomba atomica su Hiroshima, che i giornali del tempo liquidarono in una 'brevè di poche righe" (4).

Gandhi, Dolci e noi Riprendo, per reinterpretarlo, uno scritto di Johan Galtung dal titolo "Gandhi, Dolci e noi" (5). Lo reinterpreto alla luce dell'esperienza che ho avuto la fortuna di fare collaborando con Dolci nell'ultimo decennio della sua vita, nel "duro fronte calabro", com'egli scrisse. L'attività svolta da Dolci a Palmi e in Calabria ha lasciato segni profondi ed è documentata in molte delle sue opere. Essa ha contribuito a far nascere un'associazione che porta il nome di un figlio illustre di questa città, il filosofo Domenico Antonio Cardone, candidato al premio Nobel per la pace nel 1963 ed amico di Aldo Capitini.
In un seminario nazionale a Saint Nicolas (Aosta) nel luglio del 1994, sul tema "Nessi fra esperienza, comunicazione maieutica e poesia", Dolci ci propose un suo scritto, dal titolo "Come valorizzare Gandhi per cambiare il mondo": "Ho pensato opportuno concentrarmi soprattutto su un aspetto di Gandhi - l'imparare a farsi esperienza - che mi sembra globale, produttivo, urgente per il prossimo millennio, per l'Occidente, ormai per il mondo intero. Mi sembra un aspetto ancora troppo poco considerato".
Dolci aveva proposto il tema dell'esperienza ai partecipanti ad un altro seminario nazionale, a Lorica (Cosenza) nel luglio del 1992, col titolo "Coscienza, esperienza, maieutica e potere". Questo tema, frequente nella ricerca-azione di Dolci, compare anche nel titolo della sua opera Nessi fra esperienza etica e politica (Lacaita, 1993).
"Non dico niente di nuovo se rilevo come Gandhi genialmente ha contribuito a focalizzare, per la crescita del mondo, la necessità di costruire sul vero e con il vero; la necessità di invitare, nelle difficoltà dei rapporti personali, e popolari, a sviluppare la capacità di osservare empaticamente i problemi dibattuti, anche dal punto di vista dell'esperienza dell'altro, persona o popolo... E in tanto altro.
"Ma un aspetto del suo enorme contributo al risanamento e alla crescita della vita del mondo credo sia particolarmente necessario scoprirlo e valorizzarlo (parlo soprattutto dell'Occidente, che conosco meglio) nella fondamentale importanza che ha attribuito al saper apprendere a fare esperienza, soprattutto ove più urgente si evidenziano, o stanno per evidenziarsi (forse anche in Oriente), i danni della modernità...
"Parallelamente al filosofo-educatore John Dewey, Gandhi rivaluta e approfondisce l'autentica esperienza... Volendo approfondire l'esperienza di Gandhi e di Dewey prima che sia troppo tardi al mondo che amputandosi si inquina, occorre seminare nel pianeta questo interrogativo, provando a concretare le risposte. Come si potrebbe rovesciare l'attuale tendenza per cui pochi dominatori castrano della loro crealtività le maggioranze, via via dall'infanzia?...
"Per conquistare strutture civili essenzialmente maieutiche occorre avviare a ogni possibile occasione volontarie iniziative attraverso le quali la gente possa orientarsi meditando, provando e scegliendo. Il diffondersi di coscienza nuova, col connettersi dei diversi fronti in strutture maieutiche civili - organizzate a reggere conflitti - può d'altronde avviare metamorfiche spirali. Utopia? Finché non si maturerà in progetto".
Il testo di Saint Nicolas è rimasto inedito, ma il suo contenuto, rielaborato, si trova nelle opere di Dolci pubblicate successivamente, in particolare ne La struttura maieutica e l'evolverci (La Nuova Italia, 1996).
È opportuno segnalare che vari contributi alla Bozza di Manifesto di Dolci, provenienti dall'India, sono contenuti in Comunicare, legge della vita (La Nuova Italia, 1997). Questa è l'opera emblematica e riassuntiva di tutta la vita di Dolci e può essere letta e considerata come il suo testamento spirituale. Essa è nata dalla sperimentazione della struttura maieutica in varie parti del mondo ed ha, quindi, una dimensione planetaria.
Collaborando con Dolci abbiamo imparato a sperimentare la struttura maieutica e l'associazione di Palmi funziona come un laboratorio maieutico, centro di studi e iniziative. La finalità principale dell'associazione rimane la promozione della cultura della nonviolenza.
La cultura della nonviolenza rimane in gran parte sconosciuta. Promuovere la cultura della nonviolenza è compito educativo e politico.
La nostra associazione, che si riconosce nel principio di sussidiarietà, secondo il quarto comma del nuovo articolo 118 della Costituzione, oltre ad offrire al Comune di Palmi il progetto di Casa per la pace "Domenico Antonio Cardone", ha  ottenuto che nel nuovo Statuto del Comune, tra i principi fondamentali, venisse inserita la promozione della cultura della pace e della nonviolenza. L'associazione ha ora in programma la costituzione di una biblioteca per la nonviolenza "Danilo Dolci", come centro di lettura e documentazione.


Note
1. Prefazione di Gandhi alla "Lettera a un indù" di Tolstoj, in Pier Cesare Bori, Gianni Sofri, Gandhi e Tolstoj. Un carteggio e dintorni, il Mulino, Bologna 1985, p. 219.
2. Gandhi, Antiche come le montagne, Edizioni di Comunità, Milano 1983, p.
234.
3. Elementi di un'esperienza religiosa, in Aldo Capitini, Scritti filosofici e religiosi, a cura di Mario Martini, Perugia 1998, p. 12.
4. Il documento è stato pubblicato, forse per la prima volta, nella rivista "Bozze 87", diretta da Raniero La Valle (anno X, numero 1, gennaio-febbraio 1987).
5. Raniero La Valle, "Lo scoop", nella rivista citata.
6. "Il Ponte", n. 3, marzo 1957.