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Pax Christi accompagna la giornata dell' 8 giugno con momenti personali e comunitari di preghiera. L'incontro orante in Vaticano per la pace tra israeliani e palestinesi è una convocazione spirituale e morale per tutti. Esprime in qualche modo la spiritualità abramitica, ricordata da papa Francesco sulla spianata delle Moschee al Gran Muftì di Gerusalemme nel suo recente viaggio: "Davanti al mistero di Dio siamo tutti poveri, sentiamo di dover essere sempre pronti ad uscire da noi stessi docili alla chiamata che Dio ci rivolge, aperti al futuro che Lui vuole costruire per noi".

Il 25 aprile all'Arena di Verona c'era una luce abbagliante, il sole per fortuna splendeva tutto il pomeriggio e l'evento ha ridato fiducia a migliaia di persone nel movimento per la pace. Certamente i tempi limitati, e l'obbligo imposto dalla Fondazione Arena di mantenere prevalente la componente artistica dell'evento, hanno costretto gli organizzatori a limitare il numero degli interventi, ma decine e decine di persone hanno parlato dal palco. Donne e uomini di tutte le età, con proposte costruttive che andavano ben oltre il semplice e necessario NO agli F35, portavoci di reti più che di singole organizzazioni.

Cominciamo dalle luci. La prima luce venuta dalla riunione di Verona è che il movimento c’è! Lo “zoccolo” duro del pacifismo ha reagito positivamente all’appello. In tempi di assenteismo e astensionismo politico la presenza di 13mila persone è una fatto molto importante. Essi hanno risposto consegnando un patrimonio di esperienze accumulate dal volontarismo di base; ora agli organizzatori possono far conto su una base forte che vuole indirizzarsi verso una politica incisiva.

Sarà un grande dono per la città di Verona e per la chiesa italiana tutta il ritorno in Arena dei “costruttori di pace”. Ne avevamo bisogno. Perché in questo grave tempo di crisi, che coinvolge tutti, che rischia di travolgerci e non solo di coinvolgerci, può addirittura sembrare “ozioso” manifestare per la pace. Quasi avessimo problemi più grandi da affrontare….e solo dopo, se c’è tempo, ci sarà spazio per le manifestazioni per la pace!

In “piedi costruttori di pace” aveva gridato nell’Arena del 1989, il vescovo di Molfetta, Tonino Bello. E’ stato questo il leitmotiv delle Arene di Pace, promosse negli anni ottanta e novanta dai Beati i Costruttori di Pace. Le Arene sono state il luogo dove si è ritrovato il Popolo della Pace, in un mondo sul precipizio della guerra nucleare, nello scontro tra Est e Ovest, per gridare invece la propria voglia di un mondo di pace.

L'incontro areniano del 25 aprile 2014 porta con sè il vivo ri-cordo (il richiamo al cuore) di tante persone amiche della nonviolenza in qualche modo collegate all'esperienza veronese degli anni '80 e '90, alcune delle quali ci hanno lasciato, volti indimenticabili del popolo della pace, tra noi "diversamente viventi": Lorenzo Bellomi, Natale Scolaro, Giuseppe Zambon, Enzo Bertolaso, Filippo De Girolamo, Aldo Pettenella, Federico Bozzini, Lucio Regaiolo, Giorgio Avanzi, Silvio Tubini, Enzo Melegari, Massimo Benedetti, Giovanni Martari, Cecilia Dal Cero, Carlo Furlan, Gianni Zanini, Gabriele Zanetti, Paola Rossi, Silvana Pozzerle, Vittorio Arrigoni, Massimo Paolicelli, Alexander Langer, Giulio Girardi, Italo Mancini, Enrico Chiavacci, David Maria Turoldo, Ernesto Balducci, Carlo Maria Martini...Volti a noi sempre ri-volti.

La guerra è il suicidio dell'umanità (Papa Francesco)
Solo la nonviolenza ci salverà (Mahatma Gandhi)

25 aprile 2014, all'Arena di Verona,  una giornata di resistenza e liberazione. La resistenza oggi si chiama nonviolenza. La liberazione oggi si chiama disarmo.
L'Italia ripudia la guerra, ma noi continuiamo ad armarci.
Crescono le spese militari, si costruiscono nuovi strumenti bellici.