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Un accostamento molto comune, anche se spesso non è meditato, è quello fra silenzio e pace. La pace ha rapporto col silenzio quanto il tormento o l'angoscia o la paura, o il senso di solitudine, di liberazione o di costrizione. Ciò dipende dallo stato d'animo, dal carattere, da un eventuale complesso, dalle situazioni.
Di certo il silenzio è necessario nel raccoglimento e nella meditazione, nella preghiera e durante un lavoro delicato, e allontanando il rumore e le distrazioni la concentrazione è facilitata.

Oggi è la giornata mondiale della pace, un richiamo forte al nostro impegno perché ritorni a fiorire la pace sulla Terra.

In piedi, costruttori di pace”, aveva gridato nel 1990 Don Tonino Bello nell’Arena di Verona, gremita di gente.

Come mai oggi si parla così poco di pace in questo nostro paese, sia a livello ecclesiale che civile?

In piedi, costruttori di pace, rimettiamo le bandiere della pace ai nostri balconi e impegniamoci per realizzare questo Sogno.

La guerra rinforza la mascolinità violenta. L'asserzione degli uomini di essere i protettori delle donne è la giustificazione per il controllo estremo delle donne stesse. Ancora, regolarmente, si afferma che l'occupazione dell'Afghanistan abbia "liberato" non solo il paese ma le donne in particolare. In realtà la guerra fa regredire la condizione delle donne: sia nel paese in cui è combattuta, sia in ogni paese che ne invada un altro.

Durante una delle loro passeggiate giornaliere nella foresta di Khimki, nel 2007, Yevgenia Chirikova e suo marito Mikhail notarono qualcosa di insolito. Quasi tutti gli alberi erano marchiati con delle piccole "x" rosse. Dopo alcune ricerche su internet la coppia apprese che, all’insaputa della maggioranza dei residenti nelle vicinanze, la foresta era stata venduta ed una ditta di costruzioni aveva in programma l’abbattimento di larghe porzioni di foresta per far spazio ad una nuova autostrada.

La fusione fra tecnica e distruttività non era ancora visibile nella prima guerra mondiale. Scarsa era la distruzione operata dagli aeroplani, i carri armati erano soltanto una estensione delle armi tradizionali. Ma nella seconda guerra mondiale avvenne il cambiamento decisivo: l'uso degli aeroplani per i massacri di massa. Coloro che sganciavano bombe quasi non si rendevano conto di ammazzare o bruciare vivi migliaia di esseri umani nel giro di pochi minuti.

Pubblicato nuovamente sulla newsletter del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo, vi invitiamo a leggere l'introduzione del libro di padre Ernesto Balducci e Lodovico Grassi "La pace. Realismo di un'utopia", edito da Principato, Milano 1983. Un ottimo libro per le scuole che illustrava ed antologizzava la tradizione del pensiero per la pace dal Rinascimento a oggi, da Erasmo a Gandhi a Anders. L'introduzione riprende un indimenticabile intervento di padre Balducci al convegno di "Testimonianze" il 14 novembre 1981, relazione che fu uno dei punti di elaborazione più alti e profondi del grande movimento pacifista che in quegli anni si batteva contro il riarmo atomico dell'est e dell'ovest.