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Smilitarizzazione e denuclearizzazione del porto di Livorno

Lunedì 17 scorso, la V Commissione consiliare del Comune di Livorno, presieduta da Marco Galigani, Presidente del Gruppo Consiliare Movimento 5 Stelle, ha approvato un documento importante,anton da sottoporre all'esame del Consiglio comunale.

Ecco di seguito il testo

Oggetto: Smilitarizzazione e denuclearizzazione del porto di Livorno

PREMESSO CHE:

  • l'ormeggio del porto di Livorno di navi e sottomarini a propulsione nucleare è incompatibile con le norme internazionali di sicurezza sottoscritte dal nostro paese perché adiacente alle condotte di trasporto di combustibile che in alcuni casi si diramano fino ai grandi depositi sotterranei situati nel sedime portuale;

  • il piano di emergenza, in caso di incidente, che la Prefettura deve aver predisposto fin dal 1990 e che in base alla normativa vigente (DL n. 230 del 1990) dovrebbe essere esplicito e noto, è inspiegabilmente secretato per presunte ragioni di sicurezza, mentre è a tutti noto che i piani di emergenza per poter essere operativi esigono la conoscenza in dettaglio da parte dei soggetti a cui sono rivolti, e che gli stessi vanno preventivamente sottoposti ad una verifica della loro efficacia e quindi sottoposti a periodiche esercitazioni;

CONSIDERATO CHE:

  • Il decreto legislativo 241 26 maggio 2000 – che ha modificato il DL 230/95, in Attuazione delle direttive 96/29/EURATOM in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti – prevede agli articoli 117, 118, 119, 120, 121, una normativa molto precisa e dettagliata sui piani di emergenza;

  • il porto Livorno è da sempre un importante snodo per il trasporto delle armi americane destinate ai teatri di guerra del vicino medio oriente, dunque, occorre fare chiarezza su tutto e ogni istituzione interessata deve intervenire per porre fine a questo stato di cose, aggravando ulteriormente il quadro della sicurezza nell'area portuale in un contesto nel quale la nostra città è già pedina militare centrale nel nuovo scenario mondiale contraddistinto dalla lotta senza quartiere per il controllo delle risorse energetiche e le relative reti di distribuzione e trasporto tra grandi potenze e paesi emergenti;

RILEVATO CHE:

  • Una prima intesa in direzione della progressiva riduzione dei vincoli imposti dalle servitù militari, fu siglata nel 1985 tra il ministro della difesa Spadolini e il presidente della Regione, Mario Melis, quindi nel 1999 venne ratificata una nuova un’intesa Stato – Regione, rispettivamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri Massimo D’Alema e quello della Regione sarda Federico Palomba. Inutile sottolineare che entrambi gli accordi sono rimasti fino ad oggi lettera morta.

  • In tema di servitù militari non possiamo fare molto, però possiamo fare una resistenza pacifica conferendo un mandato alla commissione paritetica per le servitù militari, costituita dal consiglio regionale: chiedendo di non autorizzare modifiche all’attuale condizione.

  • L’ultimo inventario curato da Arpat tra rifiuti e combustibile irraggiato, indica una quantità complessiva di 137 metri cubi, pari al 99% della radioattività presente nel nostro Paese, a cui vanno sommati gli oltre 1.500 mc di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa 85-90mila m3 di rifiuti che deriveranno dallo smantellamento delle 4 ex centrali e degli impianti del ciclo del combustibile. A questo si aggiunge l’ipotesi che quando arrivi, soste transiti di navi o sommergibili a propulsione nucleare divenissero frequenti nelle aree portuali le loro dismissioni possano aumentare questi rifiuti con relative conseguenze di rischio di esposizione radioattiva nel territorio e di inquinamento del mare di smaltimento;

Il consiglio comunale chiede al Sindaco e Giunta

  1. di attivare azioni efficaci per ottenere da tutte le istituzioni competenti, Governo, Prefettura, Autorità portuale, Autorità militari, i chiarimenti necessari per definire la reale situazione di pericolo a cui è sottoposto lo scalo della città di Livorno;

  2. di intervenire affinché venga reso noto il Piano esterno di protezione civile e di emergenza nucleare obbligatoriamente predisposto dal Prefetto e fino ad oggi tenuto incredibilmente segreto, quindi venga sottoposto a valutazione da parte della comunità scientifica e verificato attraverso esercitazioni;

  3. di farsi promotore della sensibilizzazione dei sindaci dei comuni implicati nell’area ipotizzabile di emergenza radiologica (50 chilometri di raggio come per la Maddalena) e del loro coinvolgimento nella richiesta del piano d’informazione alle popolazioni in caso d’incidente nucleare nelle aree portuali di Livorno.

  4. di intraprendere ogni iniziativa, nell' ambito dei propri poteri, per interdire la presenza e l'ormeggio di navi o sottomarini nucleari;

  5. di farsi promotori presso gli organi competenti di una conferenza internazionale tesa a dichiarare il Mediterraneo e il Medio Oriente mare e area libera da armi nucleari tramite accordi internazionali analoghi a quelli che tra il 1985 e il 1996 istituirono quattro zone libere da armi nucleari (America Latina 1985, Pacifico del sud 1985, sud est Asiatico 1995, Africa 1996).

  6. A dichiarare lo scalo di Livorno “porto "denuclearizzato” e “porto smilitarizzato” come già avvenuto per altri porti italiani e Europei.