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Presidio per la Pace del 26 febbraio 2022: intervento dell'Accademia Apuana della Pace

Siamo qua oggi contro la guerra, per condannare fermamente senza mezzi termini, l’invasione russa dell’ Ucraina.

Alle donne e agli uomini che sono qua, come in tante altre piazze d’Italia diciamo Grazie .

Avevano scritto che il popolo della pace è sparito, non è così, le nostre associazioni sono impegnate quotidianamente in attività di pace, per il lavoro, per la democrazia… perché la Pace si costruisce solo con azioni di Pace.

Siamo sbigottiti, mai avremmo pensato che il dittatore Putin avesse potuto invadere un paese in Europa.

Siamo vicini al popolo ucraino che sta vivendo ore drammatiche e tragiche, siamo vicini anche alle decine di cittadini russi che in questi giorni sono scesi in piazza per dire no all’invasione, correndo rischi enormi, pur sapendo che chi si oppone al regime di Putin, finisce in carcere o viene ucciso, e ricordiamo i giornalisti incarcerati o uccisi.

Come ha scritto padre Zanotelli, viviamo un momento drammatico della storia umana, sotto la minaccia di un “ inverno nucleare” e di un “ estate incandescente” Il primo provocato dalla corsa al riarmo, la seconda provocata da una paurosa crisi ambientale.

Tutto il mondo politico in Italia è contro la guerra, e ne siamo contenti, non si parla più nemmeno di “guerra umanitaria”, che ha sancito la guerra nel cuore dell’Europa, nella ex Iugoslavia; ma siamo armati fino ai denti.

Dire No alla guerra significa fare azioni di Pace: qualche settimana fa i premi Nobel per la Pace hanno lanciato un appello al mondo per la riduzione del 2% delle spese militari: rimasti inascoltati.

C’è untrattato internazionale per la proibizione emessa al bando delle armi nucleari adottato da una conferenza delle Nazioni Unitenel 2017, firmato solo dagli stati che non contano (stati africani e del Sudamerica, Svezia, Stato Vaticano), noi in Italia abbiamo almeno 40 ordigni nucleari sotto il controllo della Nato; dovremo estendere questo trattato al mondo intero.

Nel 2021 la spesa militare mondiale si è aggirata attorno ai 2000 miliardi di dollari ; quasi la metà delle spese attribuite a USA / NATO ma tutti si stanno riarmando: Russia, Cina, Giappone, la stessa Africa.

L’Italia fa la sua parte: nel governo Draghi c’è stato un aumento considerevole negli investimenti militari; Il ministro della Difesa, Guerini e quello dello Sviluppo economico Giorgetti, hanno presentato progetti per 30 miliardi di euro presi dal Ricovery Fund, nonostante la pandemia e la necessità di compensare le disuguaglianze sociali cresciute a dismisura. Le grandi aziende belliche, Leonardo - Fincantieri, che hanno continuato ad essere aperte e a produrre anche nel primo lokdown della pandemia come se producessero beni essenziali per vivere, oggi sono in piena attività, favorite dal Ministero della Difesa che si sta trasformando in agente di commercio dell’industria bellica italiana. E le armi sono vendute a regimi corrotti e guerrafondai, all’ Egitto, in medioriente, in Africa, noncuranti che queste armi rafforzano regimi dittatoriali, portano distruzione e morte, ma è evidente che se le guerre si fanno fuori dall’Europa, sono un bel giro di affari e nemmeno ci accorgiamo che avvengono.

A ciò si aggiunge la crisi climatica, la dipendenza dalle fonti fossili e l’urgenza di una riconversione ecologica disattesa negli investimenti del PNRR.

Invece di investire in energie alternative e ricerca, in Italia si è preferito investire in armi e continuare la dipendenza dall’estero per le fonti energetiche facendo poi pagare ai cittadini i rialzi dell’energia con rincari assurdi sulle bollette.

In questo contesto, la guerra tra Ucraina e Russia, la crisi con Europa e Nato, sottendono anche ad una guerra commerciale per il controllo e la vendita del gas e per l’energia e può diventare la miccia per una guerra mondiale se non si cambia registro sulle fonti energetiche e sulle armi.

E cosi siamo ad una nuova guerra: dopo la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria … con uno strascico solo di distruzione e sofferenze immani per i civili.

Non basta dire NO alla guerra, occorre avere una Speranza, occorre una Visione: tutto ciò non ci segnala forse con forza che è giunto il momento di sciogliere le alleanze militarie ripensare la mission dell’Alleanza Atlantica trasformandola in un’alleanza di cooperazione tra l’Europa e l’America per lo sviluppo sostenibile e per la pace nel mondo?

Sarebbe più coerente con i nostri principi e valori, più utile per affrontare le sfide che abbiamo di fronte: il cambiamento climatico, la transizione ecologica, le diseguaglianze economiche e sociali, le migrazioni forzate. Perché non investire in cooperazione, nella difesa non violenta, nella ricerca ed investimenti civili, i 1.100 miliardi di dollari di spesa militare che annualmente i paesi della NATO destinano alla difesa armata e a nuovi sistemi di arma?

Come è possibile la costruzione di una Europa con “sicurezza condivisa” per tutti gli Stati ed i popoli se si continua con una politica di contrapposizione militare ? E quando pensiamo all’Europa dovremmo pensare all’Europa geografica che comprenda anche Ucraina e Russia.

Qualcuno dirà che i pacifisti sono utopici, quello che propongono è irrealizzabile; ma solo l’idea apparentemente utopica del Disarmo da oggi, può portare a proseguire in un cammino di Vita e di Pace, la visione distopica del riarmo porta solo a morte.

È tempo di prendere atto che la pace e la sicurezza condivisa vanno costruite con politiche economiche, sociali, ambientali improntate alla cooperazione tra Stati,con una visione universale dei diritti e con l’obiettivo di consegnare il pianeta in condizioni migliori di come sia adesso.

Occorre decidere cosa produrre e come produrre. Occorre saper dire dei No e dei Sì in modo coerente con i principi e valori universali.

Occorre fermare la spirale che porta alle tensioni, alle provocazioni ed alle guerre. Bisogna partire da una riduzione drastica della spesa militare, con conseguente spostamento di risorse per garantire una vera sicurezza per tutti e quindi “preparare la pace con la pace” solo attraverso il disarmo e la non violenza .

Ed è inoltre importante investire sull'autosufficienza e sostenibilità energetica fondate su sviluppo delle fonti rinnovabili, con promozione di politiche di efficienza e innovazione industriale per rompere il perverso legame fra dipendenza da fonti fossili dall'estero e rapporti di forza nelle relazioni internazionali.

Per tutto ciò dire "No alla guerra” è necessario ma non sufficiente: occorre prendere posizione.

A tutti i Paesi coinvolti diciamo: fermatevi. Deponete le armi e le minacce e trattate.

La priorità è costruire un’Europa smilitarizzata dall’Atlantico agli Urali, di pace, di sicurezza per tutti, di libertà e di democrazia.

Tutto questo significa dire “No alla guerra” e costruire la Pace.


Senato Accademia della Pace, 26 febbraio 2022