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Finanziaria e movimenti per la pace: dove siamo spariti? (Buratti Gino)

Più sento parlare di questa finanziaria, più i dubbi e le perplessità mi si arrovellano addosso, soprattutto se ripenso alle cose che venivano dette prima delle elezioni e al programma elettorale che abbiamo sottoscritto. Prima però credo sia necessario fare alcune premesse, al fine di evitare inutili strumentalizzazioni di quanto scriverò:
  • personalmente ho sostenuto la necessità che il Partito della Rifondazione Comunista entrasse nella maggioranza di questo governo, pur sapendo che questo sarebbe stato composito, con una forte egemonia della forze moderate, e non volgio assolutamente rinnegare quella mia scelta.
  • la mia intenzione non è auspicare la caduta del governo, per poi ritrovarmi di nuovo la destra al potere, quanto quella di far si che movimenti e forze sociali e politiche, pur dentro a questa maggioranza, svolgano un ruolo di pungolo per essere più coerenti possibili al programma con il quale abbiamo chiesto i voti agli elettori.
  • credo, infine, che tra l'azione di governo, nella quale è necessario arrivare a mediazioni alte e trasparenti essendo questa una coalizione articolata e composta da identità culturali e riferimenti sociali profondamente diversi, e l'agire dei movimenti e delle forze sociali e politiche debba esservi un'autonomia visibile e praticata.
Premesso questo, al fine di evitare di essere considerato il solito disfattista dell'estrema sinistra, io credo che, dinanzi a questa finanziaria (nella quale sicuramente nessuno degli estensori ha fatto un grande sforzo di fantasia), sia necessario veramente "urlare" le cose che non vanno, ovviamente partendo da un punto di vista parziale, ma fondamentale, che è quello dei movimenti per la pace.

Se è vero che è necessario intervenire sul "deficit" dei conti pubblici e al tempo stesso sostenere la crescita, nella consapevolezza che dobbiamo andare incontro a quella stragrande maggioranza delle famiglie italiane che entra in crisi nella quarta settimana, siamo chiamati ad aumentare il potere di acquisto dei cittadini con redditi medio bassi e bassi, evitando assolutamente la riduzione dei servizi o la loro tassazione, proprio perché ci accomuna (o dovrebbe accomunare) una visione profondamente diversa dalla destra del welfare.
In tale ottica sarebbe stato assolutamente auspicabile una distribuzione della manovra su due anni, sapendo che, così come il governo Berlusconi ha potuto benissimo "trattare" con l'Europa tutto i disavanzi di bilancio, forse una trattativa convinta poteva essere fatta.

Per risanare il bilancio, oltre alla riduzione degli sprechi e alla razionalizzazione delle risorse, avviando quindi delle riforme strutturali nel tempo, è possibile, almeno per un anno (quindi nessun sconvolgimento rivoluzionario), andare a risparmiare e prendere le risorse laddove sono abbondanti.

In tale ottica come movimenti per la pace, ma anche richiamando un po' del programma elettorale, un elemento unificante potrebbe essere la cancellazione delle spese militari destinate a nuovi armamenti e alle missioni di guerra di Iraq e Afghanistan per un anno, oltre all'eliminazione dei tantissimi prelievi inutili e destinati spesso a creare danni ambientali e all'introduzione di aliquote che non penalizzino i redditi bassi e medio bassi, ma che invece vadano progressivamente a colpire i redditi sopra i 40.000 euro.

E' possibile lanciare queste parole d'ordine, che non sono niente di rivoluzionario, che io stesso considero cosa di poco conto rispetto alla mia visione nonviolenta, ma che ritengo possano essere un elemento unificante tra le diverse anime del movimento, e su queste parole avviare una mobilitazione che faccia pressione su questa maggioranza?