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Mahali

Mahali aveva conosciuto il mare
nel verdeazzurro di un atlante
ed era partita
col figlio in braccio e tra i capelli
balsamo d’aloe
e intrecci di perline.
Aveva macinato chilometri di sonno
e terra dura
fino a quella sabbia di velluto grigio
presa a schiaffi dalle onde
di un mare inclinato
dove aveva visto la barca avanzare.
Sulla riva
bave di schiuma allineate
come sacchi bianchi
davanti al tramonto, voci
senza parole
e sguardi appesi a barbagli di luce
galleggiavano
in quell’oceano di pensieri.
 
Dormiva ancora
dentro il vestito nuovo
cucito per il viaggio
con filo d’agave e “semi della vita”
all’orlo e al collo
quando lo strinse al petto
di latte bianco e sale,
quando lo consegnò in silenzio
alla foresta di braccia
nere di speranza…
e lo lasciò partire.
 
Ma quando la barca
cominciò ad andare
si accorse
che non lasciava impronte il mare
e il fiato si smarrì in un grido
che l’onda travolse
moltiplicandone l’eco
fino a riempire il buio:
si spensero le stelle
una ad una.
 
A lungo Mahali tornò su quella riva.
Danzava ninne nanne
a piedi nudi
con gli anni nei capelli
ed accendeva fuochi di parole
sulla sabbia grigia
quando un’onda tenera di schiuma
le consegnò una sera
tre “semi della vita”
legati a un filo d’agave per voto.
 
E Mahali si fece
oceano-madre.
 
Sulla pelle del buio
scintillavano stelle
grosse come noci
e la ninna nanna del mare
la cullava.
 
Egizia Malatesta
 
Poesia di Egizia Malatesta letta in occasione del presidio “L'Italia che resiste” organizzato a Massa dall'Accademia Apuana della Pace il 2 marzo 2019.