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La rappresaglia di Stato sta realizzandosi nel modo più vile e crudele possibile. Dopo l'espulsione dei nove egiziani, rastrellati durante lo sgombero violento del presidio dei solidali sotto la gru di Brescia, ieri anche Mohamed, detto Mimmo, insieme a un connazionale, entrambi partecipi attivi della protesta, ha subito lo stesso trattamento.

C'è una fotografia, fra le tante dei "sei della gru" diffuse in questi giorni tramite la rete, che li riprende in posa, insieme, lo sguardo rivolto verso l'obiettivo, l'espressione serena o sorridente, l'indice e il medio alzati in segno di vittoria o piuttosto di auspicio. Osservateli bene quei visi perché sono l'immagine della speranza.

Di fronte al diffondersi in Italia di azioni di protesta di lavoratori stranieri che manifestano il loro umano disagio per l’intollerabile attesa di molti mesi per il rilascio del permesso di soggiorno o per la definizione della istanza di regolarizzazione presentata nel 2009, a causa di impedimenti rilevati dalle Questure per la presenza di datori di lavoro infedeli o truffatori o sfruttatori o di  precedenti procedimenti penali derivanti dal mancato rispetto dell’ordine del questore di lasciare il territorio nazionale, l’ASGI:

E’ arduo stabilire se la stoltezza prevalga sulla crudelta', l’incoscienza sul razzismo, l’insipienza politica su un deliberato disegno politico. Nel caso del ministro dell’interno verrebbe la tentazione di dire che si tratta di un melange di tutte queste proprieta'. La sua "giustificazione" del tentativo di abbordaggio e dell’assalto a colpi di mitraglia della motovedetta italo-libica contro marinai inermi - "Immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini" - ha una strana affinita' con la banalita' del male incarnata da certi burocrati nazisti, tanto mediocri quanto criminali. Quegli ometti per i quali gli intoppi e le inefficienze della macchina della deportazione e dello sterminio erano "problemi tecnici", al massimo "deplorevoli inconvenienti".

Se almeno a sinistra si fosse capaci di fare esercizio di decentramento, forse si coglierebbero la gravita' di cio' che accade in Europa e l’affinita' con alcune delle tendenze che condussero alla catastrofe. E allora suonerebbe meno infondato l’allarme delle rare cassandre che da alcuni anni cercano di richiamare l’attenzione sul razzismo di massa che dilaga in Italia e in Europa e sulla temibile saldatura fra razzismo di Stato e razzismo popolare. Quando si prende di mira una minoranza (non una qualsiasi, ma i rom, cioe' le vittime storiche, insieme agli ebrei, della discriminazione, della persecuzione e dello sterminio europei), attribuendole caratteri essenziali - che siano intesi come razziali, sociali o culturali e' irrilevante - non si sa mai dove si va a finire.

Gli slogan a favore della lotta alla criminalità comune si sono rivelati per quello che erano: parole vuote. Ma con un effetto sulla realtà: sovraffollamento nei centri di detenzioni, incapacità finanziaria a gestire gli stranieri fermati, nessuna possibilità di regolarizzazione. A ben vedere, poi, in periodi in cui si parla di processi brevi, il meccanismo ha provocato un rallentamento dei procedimenti ordinari