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E’ arduo stabilire se la stoltezza prevalga sulla crudelta', l’incoscienza sul razzismo, l’insipienza politica su un deliberato disegno politico. Nel caso del ministro dell’interno verrebbe la tentazione di dire che si tratta di un melange di tutte queste proprieta'. La sua "giustificazione" del tentativo di abbordaggio e dell’assalto a colpi di mitraglia della motovedetta italo-libica contro marinai inermi - "Immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini" - ha una strana affinita' con la banalita' del male incarnata da certi burocrati nazisti, tanto mediocri quanto criminali. Quegli ometti per i quali gli intoppi e le inefficienze della macchina della deportazione e dello sterminio erano "problemi tecnici", al massimo "deplorevoli inconvenienti".

Se almeno a sinistra si fosse capaci di fare esercizio di decentramento, forse si coglierebbero la gravita' di cio' che accade in Europa e l’affinita' con alcune delle tendenze che condussero alla catastrofe. E allora suonerebbe meno infondato l’allarme delle rare cassandre che da alcuni anni cercano di richiamare l’attenzione sul razzismo di massa che dilaga in Italia e in Europa e sulla temibile saldatura fra razzismo di Stato e razzismo popolare. Quando si prende di mira una minoranza (non una qualsiasi, ma i rom, cioe' le vittime storiche, insieme agli ebrei, della discriminazione, della persecuzione e dello sterminio europei), attribuendole caratteri essenziali - che siano intesi come razziali, sociali o culturali e' irrilevante - non si sa mai dove si va a finire.

Gli slogan a favore della lotta alla criminalità comune si sono rivelati per quello che erano: parole vuote. Ma con un effetto sulla realtà: sovraffollamento nei centri di detenzioni, incapacità finanziaria a gestire gli stranieri fermati, nessuna possibilità di regolarizzazione. A ben vedere, poi, in periodi in cui si parla di processi brevi, il meccanismo ha provocato un rallentamento dei procedimenti ordinari

È passato un anno da quando l’immigrazione clandestina è stata trasformata da illecito amministrativo in reato penale. Era l’8 agosto del 2009, data dell’entrata in vigore del discusso pacchetto sicurezza, cavalcato dalla Lega come un rigoroso giro di vite per arginare gli ingressi irregolari. La norma è stata l’ennessimo tassello inserito a completare il binomio in costruzione nell’immaginario dei cittadini per cui si associa immigrazione a criminalità, straniero a pericolo e i migranti vengono additati quali facili capri espiatori a cui attribuire le cause di degrado e rallentamento economico.

Il Consiglio Regionale della Toscana apre ai CIE, ai dannati lager per immigrati che rischiano la vita per raggiungere la Fortezza Europa. Dietro un miserabile artificio retorico "garantire la doverosa collaborazione istituzionale" con il governo razzista Berlusconi/Bossi/Maroni, i capigruppo della maggioranza (Vittorio Bugli per il Partito Democratico, Marta Gazzarri per l’Italia dei Valori, Monica Sgherri per la Federazione della Sinistra e i Verdi e Pieraldo Ciucchi per il Partito Socialista) scelgono politiche di accoglienza contrarie ad ogni principio di umanità

Da Il Tirreno 8 maggio 2010 cronaca Lunigiana pag10:

Pontremoli. Il giudice Tortorelli blocca il giudizio contro un immigrato albanese.  Rinvia la legge della Lega alla Corte Costituzionale.

PONTREMOLI. Parte dalla città di Enrico Ferri, ex presidente dell’associazione magistrati, una battaglia contro la legge 94 del 2009 sulla sicurezza pubblica che ha introdotto il reato di immigrazione clandestina. Il giudice di pace Rino Tortorelli ha sollevato la questione di legittimità costituzionale della norma in cui prevede che la permanenza dello straniero nel territorio dello stato costituisce reato.