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Debito e crisi

Sull’orlo del baratro del debito pubblico ci siamo spaventati e capendo che sarebbe potuto crollare tutto, in maniera sorprendente, non certo usuale ai ritmi politici italici,  abbiamo sostituito in un batter d’occhio Berlusconi con Monti. Ora abbiamo un  possibile salvatore della patria, e non possiamo che sperare. Sarà un governo di destra che ci chiederà purtroppo sacrifici, la cosa era nel conto di tutti coloro che come me non sono abituati alle chimere. Ma in ogni caso io mi accontento del cambiamento di stile, perché oltre alla oggettiva situazione di crisi, prima si soffriva proprio anche il voltastomaco che provocava danni alla salute. Del resto come tanti altri cittadini io non ho mai vissuto sopra le mie possibilità (altro mito abusato che ha guidato l’interpretazione della crisi sia a destra che a sinistra) e non so cosa si potrà chiedermi, se non di continuare a farlo.

Così dagli abissi della crisi economica-finanziaria guardo le cose più profonde e mi permetto di segnalare un altro debito ancora più pericoloso se non assoluto.

È il debito che abbiamo con la natura, che non significa solo aria, acqua e terra che stiamo dilapidando, ma anche la natura stessa dell’uomo, la sua essenza, il suo essere animale sociale che stiamo dimenticando. Di tale abbandono il berlusconismo è stato l’apice della metafora filosofica, e così noi italiani possiamo anche vantare la fortuna di questa esperienza.

Prima ancora che anche tale debito con la natura tocchi il punto di non ritorno, e proprio in quanto viviamo nel debito economico, e ce ne siamo fatti esperti, non sarà bene pensare anche a quello?

Dato che siamo stati costretti a guardare in faccia il nostro futuro non limitiamoci quindi alla cassa, guardiamo anche all’anima, la crisi è una occasione da sfruttare in questo senso, forse l’unico modo di rivoltarla in senso positivo.

Naturalmente questo appello, che può sembrare pessimista, vale per chi crede che anche risollevato dal debito (cosa che comunque si spera) l’attuale sistema di vita sociale non gli appartenga, ma sia purtroppo costretto a subirlo.

Massimo Michelucci