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Siamo uscite dal silenzio, ma loro non sono usciti dalla sordità (Cristina Papa)

(Fonte: La nonviolenza è in cammino, n. 1320 del 8 giugno 2006)

Quando già sembrava certa l'elezione di Lidia Menapace a presidente della Commissione Difesa del Senato, con un colpo di mano orchestrato dalla destra, al suo posto è stato eletto l senatore De Gregorio, parlamentare dell'Idv.
De Gregorio, stando a quanto riportano le prime agenzie, avrebbe dichiarato: "Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro era stato informato di questa operazione che ha portato me alla presidenza della Commissione Difesa, per non lasciarla a una persona come Lidia Menapace, che non ha i nostri stessi valori". Di Pietro smentisce sdegnato e chiede le dimissioni del suo uomo. Per fortuna insorgono amche le altre parlamentari, che sulla composizione del governo avevano cercato di evidenziare gli aspetti positivi (maggior numero di donne rispetto al governo precedente). In dubbio la lealtà di De Gregorio anche per Anna Finocchiaro, secondo cui quest'ultimo "non solo viene meno ai patti, ma anche al dovere di lealtà nei confronti dell'Idv". Manuela Palermi, presidente del gruppo Insieme con l'Unione, Verdi-Pdci e capogruppo nella Commissione Difesa, si schiera al fianco di Lidia Menapace chiedendo ad alta voce le dimissioni di De Gregorio: "Quello che è accaduto oggi è un atto di una gravità inaudita. Chiederò nelle sedi opportune, che il senatore De Gregorio sia invitato a dimettersi da presidente della Commissione Difesa", e conclude: "È necessario ed urgente un chiarimento all'interno del centrosinistra...".

Questa maggioranza ha cominciato male e continua peggio: nonostante le dichiarazioni di voler dare spazio alle donne, sembra, infatti, avere un problema serio di sdoppiamento della personalità e, verrebbe da dire, soffre di misoginia acuta.
Non si spiegano altrimenti le dichiarazioni di molti rappresentanti dell'Unione che davanti alle proteste venute da tanti settori della società, non solo dalle femministe e dal mondo delle pari opportunità, hanno candidamente dichiarato che anche a loro sarebbe piaciuto che ci fossero più ministre nel governo.
Le elezioni amministrative hanno visto una pletora di "ominicchi", mi sia consentito il termine, occupare le teste di lista, anche delle più radicali formazioni della sinistra, con il risultato, che donne preparate, con un reale rapporto con il territorio e una forte relazione con le elettrici che ce l'hanno messa tutta per farle eleggere, sono state escluse, naturalmente tra lo stupore dei loro compagni di partito.

Certo, il bliz alla Commissione Difesa del Senato potrebbe rappresentare l'ultima bassezza, il colpo di coda di una classe dirigente che ha paura della pace... Di una generazione di politici che ha paura della potenzialità delle donne di rivoluzionare la politica, ma che piuttosto che esporsi rivendicando la propria ostinata idea monosessuata della politica preferisce passare per una banda di smemorati di Collegno, di rincretiniti che con sincero stupore guardano le conseguenze delle loro azioni senza capire che c'è un nesso di causa-effetto tra le loro pratiche politiche e l'assenza delle donne dalla scena politica...
Altro che governo Zapatero, questo governo e questa sinistra non ci traghetteranno nemmeno vicino al limbo delle più tristi rivendicazioni emancipazioniste.
Siamo uscite dal silenzio, ma loro non sono usciti dalla sordità, e se provassimo a ripeterglielo con un'altra manifestazione?