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Sulle macerie della convivenza ipnotizzati folli danzatori (Di Rienzo Maria G.)

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) per averci messo a disposizione questo intervento inviato come contributo scritto al convegno su "Nonviolenza e politica" svoltosi a Firenze il 5-7 maggio 2006. Maria G. Di Rienzo è una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Università di Sidney (Australia); è impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarietà e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005]


"Come fa questo criminale ad avere venti milioni di complici?". Con queste parole, ad un certo punto della notte del 10 aprile, una notte che abbiamo passato svegli ad interrogarci sul risultato delle elezioni politiche, il mio compagno ha messo il dito nella piaga.
Non è da oggi che rifletto sul consenso che circonda il dominio, ma ora sto concentrando la riflessione sul "fenomeno Italia", un fenomeno che per me ha i volti dei miei vicini di casa, del fruttivendolo e del vigile urbano, dell'impiegata all'ufficio postale e della giornalaia.
L'analisi per cui costoro avrebbero beneficiato a livello economico dei cinque anni di governo della destra è evidentemente fallace. Non fanno parte del ristrettissimo numero di benestanti che possono fare a meno di una sanità o di una scuola pubblica, di politiche eque sul lavoro, di servizi territoriali puliti ed efficienti. L'analisi per cui il voto alla destra sarebbe un voto "valoriale" è parimenti inadeguata: con il governo Berlusconi abbiamo assistito al picco di circa vent'anni di distruzione di senso comune e valori condivisi. L'Italia che ci si è mostrata nelle aule parlamentari e sui media è un'Italia rancorosa, ignorante, volgare, dispotica. Nè, rispetto alla regione in cui vivo, mi pare tenga la spiegazione relativa alle aree produttive del paese, che avrebbero votato a destra per garantirsi esigenze connesse a viabilità ed infrastrutture.
Sfido chiunque a dimostrarmi che il Veneto ha bisogno di un maggior numero di capannoni, di strade e di inceneritori: il territorio è stato devastato con tale insensata avidità che persino chi l'ha governato malissimo negli ultimi dieci anni comincia a sentire puzza di bruciato.
Il consenso ad un gruppo di inquisiti, pregiudicati e mafiosi, gruppo dedito principalmente alla conservazione dei propri privilegi ed alla creazione di nuove impunità per le proprie malversazioni, deve quindi fondarsi su altro.
Una delle mie impressioni è che gran parte degli italiani analizzi la propria realtà attraverso una catena di fantasie, una visione retorica in gran parte creata dai media e dalla propaganda. Essa contiene emozioni e motivazioni per le quali non si usano nuove parole, ma si sono attribuiti nuovi significati alle parole di sempre. Libertà come libertà di non avere alcuna responsabilità all'interno della comunità umana, per esempio.
Organizzando politicamente questo scenario, che contiene buoni e cattivi, sostenitori di entrambi, agenti comminatori di sanzioni e ovviamente una trama, l'amoralità è divenuta una griglia "identitaria" e persino una sorta di culto. L'imbarbarimento delle relazioni tra esseri umani viene percepito come giusto e necessario. La violenza è spacciata come inevitabile pilastro per l'ottenimento di soddisfazioni, beni, ricompense.
L'aggressione è diritto alla difesa.
Molti uomini e donne in Italia stanno dormendo, ma il loro sogno è questo incubo, in cui gli è stato suggerito di danzare follemente sulle macerie del diritto, della Costituzione, della convivenza, della democrazia. Per quanti milioni siano, sono soli, ed io provo una gran pena per la rabbia e la paura insensate che mi mostrano ogni giorno.
Come innescare un circolo virtuoso che porti alla ricostruzione di una società un po’ più giusta e civile, un po’ più sveglia e felice, che parte abbiamo noi in questo, che parte avrà il nuovo assetto parlamentare, che legami possiamo stringere, che visioni alternative possiamo incarnare ed offrire, sono le domande che mi si affollano in mente. Una cosa mi è chiara, e cioè che non ho mai apprezzato di più le mie compagne ed i miei compagni sulla via della nonviolenza, e che voglio fare questo lavoro con loro: ovvero, con voi.