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Massa: necessità di uno scavo stratigrafico delle Piazza Aranci e Piazza Mazzini

Nell’ambito dei progetti PIUSS ammessi a cofinanziamento dalla Regione Toscana, rientrano il rifacimento e la ripavimentazione delle due piazze in oggetto. Si tratta delle due piazze più antiche delle città di Massa: piazza Aranci risale al 1567, ma nella sua forma attuale  all’inizio dell’800; piazza Mazzini, o Mercurio,  è attestata come piazza o “pratum” merchatalis già all’inizio del XIV secolo.

Il sindaco, ing. R. Pucci, presentando la scorsa settimana i progetti esecutivi alla città, per i quali non è stato previsto nessun bando di gara, ma l’amministrazione ha provveduto a scegliere direttamente i professionisti locali, i quali hanno deciso di ripavimentare il tutto in arenaria, mentre in origine, almeno le strade (come risulta da saggi archeologici) erano “in grossi ciottoli fluviali bianchi), ad una domanda specifica da me posta, ha risposto che lo scavo nelle due piazze è previsto dal 1 al 20 settembre.

Intervengo perciò queste Soprintendenze e presso gli organi competenti della Regione per segnalare la necessità di uno scavo stratigrafico che permetta di ricostruire la storia della città, scavo che si rende quanto mai necessario in presenza di una grave carenza documentaria, scavo che era suggerito anche nelle relazioni presentate dalla dott. Monica Baldassarri e dal dott. Fabio Fabiani.

Più specificatamente ricordiamo che nell’attuale piazza Aranci sorgeva la pieve di san Pietro, attestata dal 1148, ma probabilmente precedente se una “terra sancti Petri” documentata nel 986 fosse una proprietà dell’ente. Lo scavo archeologico stratigrafico dell’area in cui sorgeva la pieve consentirebbe di  poter datare il manufatto e di squarciare in questo modo  il velo sull’organizzazione ecclesiastica dell’alto medio evo, e di conseguenza fare ipotesi sulla distribuzione degli insediamenti e l’organizzazione amministrativa. Il tema è stato oggetto di segnalazione fin dall’articolo di R. Formentini del 1949 su Le tre pievi del Massese e le origini della città di Massa.

Di fondamentale importanza sono stati i dati archeologici acquisiti a seguito della costruzione della rete fognaria negli anni 1996-2003 che hanno portato alla luce numerosi resti umani inumati tra la pieve e l’oratorio dei ss. Annunziata e Sebastiano, distrutto durante la guerra, sia un condotto fognario di grande impegno costruttivo “con un’ampia volta in laterizio” , attraverso il quale vennero convogliate alla fine del Cinquecento le acque dei torrenti che fino ad allora si perdevano in quest’area denominata appunto Bagnara.

Lo scavo stratigrafico inoltre, al di là del vuoto archeologico provocato dalla costruzione nella sottostante piazza di un rifugio antiaereo con 4 ingressi, appare di fondamentale importanza per sia per il periodo protostorico , sia per l’età arcaica, dal momento che le acque non irregimentate dei canali che scendevano dalla montagna hanno depositato materiali frammentari di questa età, che sono stati rinvenuti durante lo scavo per le fognature nella vicina via Dante, in uno strato di origine alluvionale. Sia da reperti casualmente rinvenuti in anni recenti nel canale delle Grondini, sia dalla casuale scoperta a inizio Ottocento di tombe dell’età del ferro nelle sovrastanti colline, in particolare in Tombara, possiamo affermare che nell’età arcaica l’insediamento era collocato sulle alture come nella vicina Versilia, e  tracce importanti si potrebbero perciò ritrovare nell’area di Piazza Aranci, trascinate a valle dai torrenti.

Scavare la piazza nel settore in cui si innesta via Alberica appare di rilievo perché, sempre gli scavi per le fognature, hanno portato alla luce strutture murarie attribuibili all’insediamento medievale del borgo di Bagnara.

Per Piazza Mazzini invece i sondaggi archeologici legati all’impianto fognario hanno già restituito materiale romano lungo via M. Bigini che si “addensava in quantità sempre maggiore all’approssimarsi della piazza”. Uno scavo stratigrafico di soli 3 mq ha restituito materiale dal I a. C. al II secolo d. C., mentre la semplice pulizia della piazza di fronte ai numeri civici 9-16 ha prodotto reperti ancora dal I a C. al I sec. d. C..

Come scrive nella sua relazione la dott. Baldassarri (p. 10) “E’ possibile che questi resti siano riferibili ad una fattoria o ad un insediamento che comprendesse una parte produttiva, ma ci sfuggono , allo stato attuale, dimensioni organizzative e funzioni e cronologie”.

Nulla sappiamo della vita di questa zona in età romana, se non per alcune tracce della centurazione, la presenza di prediali romani e   rinvenimenti ceramici occasionali. Lo scavo è la sola occasione che ci resta per inquadrare quel periodo storico.

La presenza dalle prime attestazioni documentarie di un vasto prato dedicato al mercato, fa supporre che la localizzazione in questo sito fosse legata ai materiali murari che impedivano la sua coltivazione e rendevano difficoltosa anche la costruzione di case. Si fa notare che la piazza adattata a mercato presentava costruzioni di età medievale addossate alla collina e fin dal 1566 venne costruita una fontana, in un sito più avanzato rispetto all’attuale,  portando acqua dal canale del Pollatoio o di Ischignano, attraverso una canalizzazione così descritta da un cronista “cannoni di piombo coperti di mattoni”. Sembra inutile evidenziare l’importanza dello scavo in questo settore per approfondire la conoscenza delle tecniche, anche di fusione.

Dato il contesto qui rapidamente illustrato  sembrerebbe opportuno che fossero garantite in loco presenze di archeologi esperti; ricordo, a questo proposito, che era stata chiamata dall’amministrazione per la relazione su Piazza Aranci un’antropologa (che si è ritirata dietro sollecitazione di conoscenti comuni), mentre la relazione archeologica sul castello Malaspina (il castello infatti  rientrava in un progetto Piuss) era stata affidata ad una giovane appena laureata.

So  che gli archeologi utilizzati dalla Soprintendenza hanno declinato l’invito anche perché lo scavo inizierebbe il 1 settembre, quando si stanno concludendo le campagne di scavo estive programmate,  e   c’è il rischio che subentri una cooperativa di archeologi, già impiegata a sorvegliare lo scavo delle fondamenta dell’ospedale provinciale. Se si verificasse l’incarico alla cooperativa  chiedo espressamente alla Soprintendente di accertare che le persone impiegate abbiano i requisiti richiesti a norma di legge. Inoltre, anche per l’importanza dei siti, sarebbe opportuno in ogni caso affidare una supervisione dello scavo agli estensori delle relazioni archeologiche, proff. Fabiani e Baldassarri, i quali sono esperti rispettivamente dell’età romana e dell’età medievale.

Chiedo infine di poter essere autorizzata , rispettando le norme di sicurezza del cantiere, a visitare i cantieri, essendo esperta di storia locale, avendo frequentato la scuola di archeologia medievale presso l’università di Pisa e avendo avuto lontane esperienze di scavo sia a Pisa città , sia a Capaccio vecchio (Salerno) con la missione polacca. In tutti i modi   sorveglieremo attentamente gli scavi, grazie anche alla possibilità di accedere ai piani alti delle case che circondano le piazze, per evitare che quest’occasione unica di conoscere la storia della città, sia sepolta ancora una volta dalla superficialità dell’Amministrazione, che non si è attivata per iniziare gli scavi nei mesi passati, pur avendo già spostato il mercato settimanale del martedì che si teneva nelle due piazze  e sapendo di poter contare sul finanziamento Piuss almeno da dicembre 2010.

Ringraziando per l’attenzione


Franca Leverotti

già professore ordinario di Storia Medievale, già membro del comitato scientifico dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo, membro della Deputazione toscana di Storia patria e membro effettivo della Deputazione di Storia Patria per le Antiche provincie Modenese.


Lettera inviata a:
Alla Soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana dott. M. R. Barbera,
pc . alla Soprintendente Regionale della Toscana dott. M. Ragni
pc.    alla responsabile della zona di Massa dott. E.  Paribeni
pc. al garante della comunicazione della Regione Toscana, prof. M. Morisi
pc. all'assessore regionale alla Cultura dott. Cristina Scaletti
pc. all'architetto Massimo Gregorini, delegato ai progetti Piuss