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Ospedale Unico a Massa Carrara: la politica e la trasparenza

Gentili redattori , leggo in questi giorni  articoli sull’ospedale unico in cui si mettono in evidenza i costi esorbitanti dell’edificio ancora da costruire e soprattutto l’anomala lievitazione delle spese. Ebbene sarebbe opportuno, in nome della trasparenza, che i cittadini venissero informati, una volta per tutte, che il costo del nostro ospedale è ad oggi, prima che si sia dato inizio ai lavori di edificazione, raddoppiato rispetto al preventivo, stando ai dati della Regione aggiornati al dicembre 2010: ben 151 milioni di euro invece di 70.000. Non solo ma non sono preventivabili nè  la spesa di costruzione nè i tempi di esecuzione dei lavori, perché non c’è certezza tecnica per la edificazione di un’opera di tali dimensioni dal momento che il sito prescelto presenta  una  falda  a  quota prossima al piano di campagna.

La condizione dell’area è tale che la stessa  la  Commissione Provinciale Espropri  nel valutare i terreni da espropriare  ha tenuto a rimarcare  che <<la zona   non ha le caratteristiche di un’area “intensiva” dove potrebbero sorgere palazzi condominiali di grandi cubature ma solo piccole costruzioni unifamiliari ad un solo piano fuori terra e senza scantinati, in quanto nella zona il sottosuolo è ricco di acque provenienti da falde sotterranee o semplicemente per il ristagno delle acque meteoriche che non vengono ricevute dal vicino mare a causa dello scarsissimo dislivello tra l’area in questione ed il livello del mare>>.

Gli altrettanto –supponiamo- costosi lavori che il Comune sta per intraprendere, avendo affidato da alcuni anni l’incarico a stimati professionisti per risistemare il reticolo idrico, non avranno alcun potere di deprimere l’altezza della falda, ma serviranno eventualmente a limitare le (rare) esondazioni del Ricortola e del Brugiano, in particolare  nei periodi di pioggia e di mareggiata, quando la zona si allaga ancora di più presentando un’altitudine a livello del mare.  Mi chiedo quale sarà l’effetto della nuova  costruzione a più piani che ne presenta anche uno interrato;  la risalita della falda non potrà non portare a esondazione nei terreni circostanti, a meno di pomparla notte e giorno con un complesso sistema di pompe, il costo delle quali sarà ancora una volta a carico del contribuente.

E’ fuorviante e menzognero che si parli oggi  di spese “impreviste”  per il milione che comprende le spese di bonifica e uno scannafosso perimetrale a difesa dall’”umidità” , spese anche quest’ultime destinate  a lievitare.  Si tratta in realtà di spese necessarie  ed inevitabili sia  perché la zona dove sarà costruito l’ospedale è un’area altamente inquinata (in termine tecnico definita  SIN),  e richiede  costose operazioni di bonifica, sia perché non è possibile costruire in una palude senza creare un  vano di protezione che circondi totalmente le fondamenta  dell’edificio allo scopo  di evitare infiltrazioni.

Sorprende che il progetto esecutivo non avesse previsto lo scannafosso quando i carotaggi  predisposti dalla ditta che ha vinto l’appalto riscontravano la presenza della falda a cm 25 dal suolo di campagna. Come mai la stessa ditta accetta oggi di considerare l’ipotesi  di costruire un piano seminterrato invece che totalmente interrato? Per garantirsi una spesa minore e tempi più rapidi di costruzione? La ditta costruttrice ignorava che fosse zona SIN? Dobbiamo noi cittadini pagare i costi della bonifica quando nel capitolato il concessionario si impegna a bonificare, mettere in sicurezza e smaltire a sue spese (art. 13)?

Ebbene, della scelta di questo sito, che allontana i tempi di realizzazione di un ospedale di cui tutta la Provincia ha grande bisogno, e che soprattutto rende la struttura estremamente costosa, dobbiamo dire grazie alla “politica”. Infatti è stata la Conferenza dei sindaci che l’ha preferita, a stretta maggioranza, ad altri siti ben più idonei, come  le Ghiare di proprietà comunale  (che sarebbe stata esclusa  perché la Sat non era “favorevole” all’apertura di un casello a Montignoso). Speriamo che gli Amministratori, che abbiamo eletto allora, l’abbiano scelta in totale ignoranza, senza sapere cioè che era zona Sin, senza sapere che la falda è al piano di campagna, ignorando la presenza di risorgive,  l’instabilità del suolo ricco di sabbie e di torba, e la bellezza dell’ultima zona umida rimasta, ma anche sordi alle denunce e ai movimenti di protesta della società civile.

Ai Sindaci di oggi chiedo: vogliamo continuare a insistere in questa follia, o possiamo sperare in un ravvedimento da parte di Amministratori che vogliano tutelare la salute dei cittadini e il loro portafoglio, in un momento di così grave crisi economica?

Franca Leverotti, una cittadina delusa dalla “politica”