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Sono riuscito finalmente a procurarmi la ristampa, fresca fresca per i tipi di Eleuthera, de "L'ecologia della libertà", il libro di Murray Bookchin (1921-2006) che lessi e studiai in carcere nel 1982 (ai tempi della "battaglia di Comiso") e che mi fulminò per la profondità della visione culturale, storica e strategica.

L’Aquila, 365 giorni dopo il sisma del 6 aprile. Le case provvisorie, quelle che noi aquilani chiamiamo “le case di Berlusconi” ci sono, la città, invece, ancora no. E gli aquilani, nonostante il governo parli di “modello L’Aquila” non sono tutti contenti. Grati sì, perché il tetto viene prima di tutto, soddisfatti, invece, certamente no.

Con questa lettera mi rivolgo ai 1800 cittadini di Cassinetta di Lugagnano, ai frequentatori del mio sito internet, ai miei contatti sui social network, ai 30 mila aderenti alla Campagna Stop al Consumo di Territorio, ai 420 mila sostenitori dell'Acqua Pubblica, alle migliaia di persone che ho incontrato in incontri pubblici, conferenze e dibattiti, ai miei colleghi, amministratori o politici.

Se rifletto sull'Italia odierna, l'unico paragone che mi viene in mente è un lastrone di ghiaccio che va alla deriva: di spessore sempre minore, sempre più lontano da un approdo qualsiasi, sempre più scivoloso e inafferrabile. Questo paese in disfacimento ha fatto di me una straniera.