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È possibile fare politica staccandola completamente dall’umanità? È possibile agire – pensare di agire – per il benessere dei cittadini, per la loro sicurezza, muovendosi contro altri essere umani, che si trovano in una situazione di pericolo, forse di morte?

Questo interrogativo si pone sempre con l’arrivo dei barconi carichi d’immigrati nei porti italiani. Uomini e donne che hanno bisogno di aiuto ma che, con la loro presenza – molti sostengono –, intaccano benessere e sicurezza dei cittadini italiani.

Trent’anni fa la definizione “questione morale” irrompeva sulla scena. Era infatti il 28 luglio del 1981, quando Enrico Berlinguer rilasciava questa intervista a Eugenio Scalfari. Un’intervista destinata a fare epoca e che oggi vi riproponiamo integralmente. In queste parole, il segretario del Partito Comunista Italiano affermava e sottolineava la diversità morale del movimento comunista italiano rispetto agli altri partiti della Prima Repubblica. Parlava di “ladri, corruttori e concussori” da arrestare e mettere in galera. Codificava, in qualche modo, il senso di alterità che molta militanza e dirigenza comunista e poi post-comunista hanno coltivato, rivendicato e spesso sbandierato.

Sono come i servi della gleba narrati da Gogol: defunti, ma oggetto di compravendita
di Mario Pancera


Sui morti e sulle truffe si può lucrare una montagna di denaro, stare nel «giro» di chi conta, ridere di gioia quando succede un terremoto, cenare con gli amici a champagne e «tonnellate di aragoste». Scrivo semplicemente quello che già sappiamo da giornali e tv: scandali, detenuti eccellenti, amici degli amici, trafficanti, impostori, case con vista, cassa integrazione, attacco alla Costituzione, tangenti, decimazione del lavoro per i giovani e delle pensioni per i vecchi lavoratori. Si parla e si scrive tanto, ma si risolve poco, pochissimo, quasi niente. Il forsennato e losco liberismo ha distrutto il lavoratore, cioè l’uomo. Bergoglio fa quello che può.