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Siamo un gruppo di giovani ebree ed ebrei italiani.

In questo momento drammatico e di escalation della violenza sentiamo il bisogno di prendere la parola e dire #NotInOurNames, unendoci ai nostri compagni e compagne attivisti in Israele e Palestina e al resto delle comunità ebraiche della diaspora che stanno facendo lo stesso.

Abbiamo già preso posizione come gruppo quest’estate condannando il piano di annessione dei territori della Cisgiordania da parte del governo israeliano e il nostro percorso prosegue nella sua formazione e autodefinizione.

In quest'ultima settimana abbiamo visto grandi manifestazioni negli Stati Uniti, ma anche in diverse città del mondo, contro l'ennesimo brutale assassinio di un afroamericano, George Floyd, da parte della polizia.

I neri, i democratici, i liberali, i socialisti e persone senza appartenenza, si sono mobilitati contro il razzismo che sta ritornando a galla in ogni parte del globo. Anche in Europa, anche in Italia.

Di fronte alle ripetute dichiarazioni dell'Amministrazione USA di voler sostenere Israele con l’occupazione e l’annessione dei territori palestinesi della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e della Valle del Giordano denunciamo ancora una volta il grave errore che si sta compiendo pensando che il "Piano del secolo", proposta unilaterale del Presidente Trump, possa sostituire e spazzar via le Risoluzioni delle Nazioni Unite e il diritto internazionale.

In Palestina l’assenza di uno stato sovrano, in grado di svolgere liberamente le proprie funzioni e quindi garantire protezione ed assistenza ai propri cittadini, è l’ennesima ingiustizia che affligge il popolo palestinese in presenza di una emergenza sanitaria come quella che tutto il mondo sta vivendo in questi mesi.

Audizione alla Commissione esteri della Camera dei Deputati della Segreteria della Piattaforma delle ONG Italiane in Palestina sulla situazione nei Territori Palestinesi Occupati

"Visione di Pace", l'ha definita l'amministrazione Trump. Il "Piano del secolo per la Pace", titolano i giornali.

Ciò che si vede in questa mappa, piuttosto, è la rappresentazione di un sistema di Apartheid. Lo era già nei fatti, ma vederlo messo nero su bianco ha il sapore di una resa imposta su un popolo al quale, per l'ennesima volta, vengono rubate terra e speranza.

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