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L'Ammiraglio-Ministrotecnico sta tentando di bloccare la discussione in Parlamento
Ormai è chiaro. I militari che oggi sono direttamente al governo non solo nella Corea del Nord, in Egitto, in Birmania,... ma anche in Italia non vogliono discussioni. Sono arrabbiati perché non hanno in bilancio tutti i soldi che vorrebbero e non riescono a sopportare che ci sia qualcuno diverso da loro che decida come debbano essere spesi.

La pubblicazione della "XIII Relazione annuale sul controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari", che ricopre le esportazioni per l'anno 2010, "solleva diversi interrogativi sull'attendibilità dei dati forniti dai governi e sull'impegno dell'Unione europea ad operare un controllo efficace delle esportazioni di armamenti". Lo affermano in un comunicato stampa diffuso oggi un ampio gruppo di associazioni, reti e centri di ricerca di diversi paesi europei tra cui, per l'Italia, la Rete Disarmo e la Tavola della pace.

Carissime/i,

dal gruppo di voi che ha partecipato alla marcia Perugia-Assisi (circa 300 persone) e con il quale ci siamo incontrati a Santa Maria degli Angeli il 25 settembre alle 15 in una bellissima e partecipata assemblea, sono venute alcune proposte operative per continuare questo nostro comune impegno contro le immonde spese militari.

Le proposte operative sono di due tipi, di lungo periodo e di breve periodo.

Non è mia competenza dare valutazioni penali in un’indagine che deve sviluppare il suo corso processuale in ambito giudiziario. Ma è mia competenza civile, anzi mio dovere di cittadino impegnato in un movimento per la pace, ragionare con indignazione operativa sul rapporto tra corsa agli armamenti, logiche di guerra, prostituzione sessuale-umana, corruzione economica-politica. Sembra che tutto si tenga in un blocco orientato al degrado etico-politico pericoloso sia per la democrazia che per la vita tante persone nel mondo.

Dentro l'aeroporto, dove verranno assemblati i cacciabombardieri F35 (quelli di quinta generazione al cui sviluppo partecipa fin dall'inizio anche l'Italia) prati ed edifici sparsi testimoniano che il cantiere deve ancora aprirsi. Ma da gennaio 2011 le ruspe cambieranno ancora di più il volto di Cameri: da aeroporto militare a sito industriale. E tutto con i soldi dello Stato.

«Nell'Italia della crisi c'è un settore che continua a volare, quello delle armi. E da due anni è calato il silenzio assoluto sulle banche» che prestano i propri servigi per le operazioni d'appoggio all'export di armi leggere e pesanti. C'è un'Italia in cui gli affari legati alla produzione e commercializzazione di armamenti vengono prima di qualsiasi principio etico. E c'è un'Italia, invece, di persone di buonsenso che si mobilitano per dire basta a questo autentico spreco di risorse pubbliche.