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Una generazione che rischia di perdersi: i minorenni siriani scappati all'estero sono costretti a lavorare, non vanno a scuola e vivono nella paura. Il rapporto dell'Unhcr.

I bambini siriani stanno pagando il prezzo più alto di quasi di tre anni di guerra che hanno provocato una enorme emergenza umanitaria: oltre 120.000 morti e milioni di profughi e sfollati. Un rapporto dell'Alto commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) parla di condizioni di vita disumane per i minorenni profughi: sono oltre 2,2 milioni quelli fuggiti all'estero e tra loro molti non vanno a scuola anche da anni e spesso devono lavorare per sostenere famiglie numerose. Nei combattimenti, invece, sono morti oltre 11.000 bambini. Inoltre, la minaccia di un'epidemia di poliomielite ha fatto decidere all'Onu una vaccinazione in massa in tutti gli Stati dell'area.

Il filosofo Michael Walzer scrive "Per carità fate la guerra" in difesa dei deboli, degli oppressi, di chi non sopporta le dittature feroci. Ma chi stabilisce che Gandhi ha sbagliato e bisogna combattere e seminare "effetti collaterali" (morti innocenti)? Le regole internazionali non valgono più, possono decidere solo le potenze con gli arsenali ben forniti. E in Jugoslavia e in Iraq noi G8 ci siamo messi a sparare senza l'autorizzazione di nessuno

Aderendo con entusiasmo alla giornata di preghiera e di digiuno promossa da papa Francesco per la pace in Siria e in Medio Orente, mi pongo la sua domanda: che cosa possiamo fare per la pace?
Nell'immediato, penso sia necessario accompagnare la rete orante che si sta diffondendo nel mondo con l'invito a sostenere quanti in Siria operano per la pace nonviolenta. Devono diventare protagonisti di ogni negoziato. Il governo italiano può renderli visibili e protagonisti di un processo negoziale ancora possibile. L'Onu può aprire con loro un dialogo coinvolgente.

«Vediamo la gente intorno a noi e pensiamo: “Domani hanno deciso di bombardarci”».

Oggi non abbiamo parole, se non quelle dei salmi che la preghiera liturgica ci mette sulle labbra in questi giorni: «Minaccia la belva dei canneti, il branco dei tori con i vitelli dei popoli… o Dio disperdi i popoli che amano la guerra…».

La guerra contro l'Iraq, l'attacco ai suoi abitanti, l'occcupazione delle sue città avrà fine, prima o poi. Il processo è già cominciato. Si vedono i primi segni di ammutinamento nel Congresso americano. Iniziano ad apparire sulla stampa i primi editoriali che chiedono il ritiro dall'Iraq. Il movimento contro la guerra continua a crescere, lentamente ma con costanza, in tutto il paese.

I sondaggi mostrano che oggi il paese è decisamente contrario alla guerra, e all'amministrazione Bush. La realtà è ormai sotto gli occhi di tutti e le truppe dovranno tornare a casa.

Signor Presidente del Senato della Repubblica,
nei giorni scorsi abbiamo scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Repubblica per chiedere la cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana, e conseguentemente un concreto, autentico impegno del nostro paese per la pace, il disarmo e la smilitarizzazione, per il rispetto della vita, della dignita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

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