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I nomi delle cose

Le parole non sono solo aria emessa da un apparato fonatorio, nè solo inchiostro su un foglio, nè soltanto pixel su uno schermo.

Le parole sono una rappresentazione sintetica, simbolica e schematica della angolatura dalla quale percepiamo, o veniamo indotti a percepire, la realtà.

Le parole sono il contenitore dei pensieri, la matrice delle immagini mentali, e i pensieri e le immagini mentali attivano emozioni, e le emozioni sostengono e attivano azioni.

Le parole sono i semi delle azioni.

Se continuiamo ad usare per la guerra parole che "sterilizzano" le persone e le cose, che le rendono anonime e astratte, questa è una delle vie attraverso le quali passa la disumanizzazione delle vittime e la deresponsabilizzazione dei carnefici e degli spettatori.

Allora proviamo a ridefinire e riscrivere le parole con cui viene rappresentata la guerra, i suoi morti, affinché le nostre celebrazioni siano congruenti.

Guerra = massacro sistematico e organizzato di persone, cose, culture, terre e città.

Caduti = persone uccise durante il compimento del massacro organizzato.

Vittime civili = donne, uomini, bambini e bambine, neonati, adolescenti, giovani, anziani, contadini, contadine, operaie ed operai, artigiani ed artigiane, malati, sani, imprenditori, intellettuali, professionisti, disoccupati, insegnanti, impiegati, ambulanti, grossisti, trasportatori, amici, fratelli, spose, cognati, cugini, vicini... assassinati senza un vero movente, per quelli che un giudice, come aggravante dell'omicidio, forse definirebbe "futili motivi": per l'errore di puntamento di un missile, per occupare un'area, per un assedio che li ha affamati o costretti a fuggire, per rappresaglia, per fare "terra bruciata" intorno al nemico.

Macerie = città, ponti, strade, palazzi, scuole, fabbriche, ospedali, che hanno richiesto risorse, pensiero e lavoro, manutenzione e cura di anni, secoli, millenni, per essere edificate, e che sono state ridotte in polvere e sassi in una manciata di secondi.

Guerra = assassinio di massa senza una motivazione diretta specifica rispetto ai reali destinatari della stessa. Spesso la motivazione di una guerra deve essere inventata, costruita a tavolino sfruttando pretestuosamente un evento, e poi bisogna continuare a "pompare" questa motivazione per tutto il tempo in cui la guerra prosegue.

Azione militare = piano organizzato di distruzione e massacro.

Occupazione militare = rapina di terre, case, famiglie, corpi di donne. Attivazione, sotto minaccia di morte, di un clima di terrore e disperazione. Trasformazione di cittadini in sudditi. Distruzione di identità personali, comunitarie, sociali, nazionali.

Soldati = persone cui viene chiesto di uccidere altre persone in nome di motivazioni estranee alla vita degli uni e degli altri.

Soldati = non lo sanno quando vengono arruolati e addestrati, ma in realtà ognuno di loro riceve, in fondo ai fatti, il mandato di farsi kamikaze, poiché dovrà uccidere anche mettendo a repentaglio la propria vita.

Soldati = persone cui viene data un'arma che dovranno usare per uccidere i propri simili.

Soldati = giovani uomini e donne in buona salute fisica, spesso con un certo livello di istruzione, che sono stati concepiti da un padre e una madre, partoriti, allattati, curati e vezzeggiati, bambini e bambine sui quali sono state costruite dalle loro famiglie speranze e fantasie per il futuro, ragazzi e ragazze con amici, fidanzati, mogli, mariti, figli, fotografati e portati con sè nel taschino. Giovani, per lo più, che torneranno con la mente traumatizzata e il corpo segnato, se sono fortunati, oppure torneranno avvolti in una bandiera, sopravvissuti in fotografie a loro volta conservate su una lapide, nel portafoglio, nel portaritratti di mogli, madri, amici. Oppure non torneranno, poiché le loro membra sono state ridotte in poltiglia da una granata.

Bombe = strumenti di distruzione cieca e rapida, in modo che non si abbia il tempo di esitare e in modo che della bomba stessa restino meno tracce possibile. Strumenti rumorosi, in modo tale che lo schianto possa coprire ogni emozione di chi le lancia.

Bunker = Heiner Mueller ci vedeva le ultime estreme vestigia di un grembo materno protettivo, anche soffocante però, un grembo dal quale non si nasce, dove invece si resta a lungo, troppo a lungo, perché la terra madre è morta.

Carri armati = la curiosa e forse inconsapevole simbologia fallica del fusto del cannone che spunta dalla torretta del carro armato fa pensare a questo estremo gesto del potere distruttivo della tradizione patriarcale, e il fallo, nato per fecondare la vita, diventa potere di morte, condannando spesso a morire in scatola anche i soldati che ci sono dentro. Cosa c'è di più patetico di un carro armato rovesciato? Con i cingoli in aria, che continuano a muoversi come le zampette di un grande insetto, condensa l'icona dell'assurdo, della distruttività.

Stupri di guerra = Appropriazione violenta delle terre-madri, in modo che il loro grembo sia contaminato per sempre dal dolore e dalla distruzione.

Ospedali militari = Luoghi in cui ci si prende cura della carne solo parzialmente macellata.

Inni di guerra = cadenza incitativa che sostiene l'azione del massacro e costruisce un'identità sonora fittizia tra persone che non si conoscono.

Marcia trionfale = Il piede del vincitore che calca il terreno del vinto.

Bandiere = il vento le muoverà in ogni caso tutte, e tutte nella stessa direzione, la propria.

Ricostruzione = il lungo lavoro di rimettere in piedi, pietra su pietra, i caduti del regno minerale.

Vincitori = chi ha avuto la possibilità di tenere il coltello più a lungo dalla parte del manico.

Vinti = chi il coltello se l'è ritrovato dalla parte della lama.

Celebrazioni dei caduti = Se tutto questo che precede è condiviso, allora può essere solo:pianto con gli occhi asciutti,grido muto,abbraccio trattenuto nelle membra,perché i morti, tutti gli assassinati di tutte le guerre, non hanno lacrime, non hanno voce, non hanno membra per abbracciare più nessuno.

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo