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Dobbiamo con profondo rammarico denunciare che la capacità mimetica della guerra e la giustificazione della violenza si accrescono in modo inatteso nella generale indifferenza con un uso e un abuso della parola pace. Ne è stata dolorosa prova l’attribuzione il 13 aprile 2016 del premio Napoli Città di Pace all’attuale ministra della Difesa Roberta Pinotti da parte dell’Unione Cattolica Stampa Italiana.

Stiamo vivendo giorni di bombardamenti e devastazioni atroci su molte città.

Tragedie che ci richiamano alla Costituzione del Concilio Vaticano II ‘Gaudium et spes’ e alla sua condanna della guerra totale, l'unica condanna in un Concilio ‘pastorale’.

Essa così afferma al n. 80: "Ogni atto di guerra, che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato".

Il Consiglio Nazionale di Pax Christi, riunito a Firenze il 6-7 febbraio 2016, ricorda tre persone venute a mancare in questi giorni:

Giulio Regeni, giovane barbaramente ucciso in Egitto; attento ai movimenti sociali, culturali e sindacali di quel Paese; esempio di impegno per la costruzione di ponti di umanità in un contesto lontanissimo dalle condizioni di uno stato di diritto .

Nanni Salio, amico e studioso di nonviolenza sociale e politica.

Geries Khoury, anch’egli amico di Pax Christi, teologo e appassionato difensore dei diritti del suo popolo e della sua terra, la Palestina.

Nelle settimane passate è apparso in Italia un testo di Papa Bergoglio, che a me sembra di grande importanza. Si tratta dell’intervento da lui pronunciato a un Congresso internazionale di teologia (da lui stesso voluto e preparato), svoltosi a San Miguel in Argentina dal 2 al 6 settembre 1985, sul tema “Evangelizzazione della cultura e inculturazione del Vangelo”.

Questo testo di Bergoglio, papa Francesco, ripreso oggi, interessa non solo chiesa e cultura laica, come mostra Asor Rosa nel suo articolo "Il vangelo del conflitto". A me sembra interessante per la cultura della pace, nella linea tolstojana-gandhiana, che è la più seria e profonda e realistica, non moralistico-esortativa, ma culturale-politica .

In questo tempo carico di tensioni e orrore, l'amico Angelo Levati ci ha inviato il discorso tenuto dal Card. Carlo Maria Martini il 6 dicembre 2001, pochi giorni dopo l'attacco dell'11 settembre. Ci sembrano riflessioni quanto mai attuali.

“Non avrete il mio odio”. È questo il titolo della lettera aperta scritta da Antoine Leiris, un uomo che ha perso la moglie in uno degli attentati di Parigi venerdì sera. Sono parole diverse, nuove, che non si lasciano contaminare dall’odio o dalla sete illimitata di vendetta con cui l’essere umano tende a rispondere all’altro in questi casi. Nel suo appello, Antoine, aggiunge “Insieme – lui e suo figlio N.d.A. – siamo più forti di tutte le armate del mondo”. Non si lascia schiacciare dalla paura, non incita alla violenza cieca e acefala con cui l’uomo si fa avanti per abbattere la differenza dell’altro: questo è un vero grido di speranza, un nuovo modo di costruire l’orizzonte delle possibilità, un’apertura sul mondo.

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