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Saluto del Cardinale CARLO MARIA MARTINI al Congresso provinciale delle ACLI - sabato 22 gennaio 2000

"Vorrei esprimermi nella maniera più semplice possibile, consegnandovi quattro cose: un motto, un monito, un compito ed un auspicio.

1. Un MOTTO: lo prendo da Ger. 6,16-17. E' un oracolo con cui Dio vuole aiutare il popolo a non smarrirsi del tutto ed a evitare una catastrofe. Dice: "Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri del passato, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le vostre anime" (Ger. 6,16). E malgrado la resistenza del popolo a munirsi di punti precisi di riferimento, aggiunge: "io ho posto sentinelle presso di voi" (Ger. 6,17).

Ecco quello che potrebbe essere il vostro motto in questo tempo: "siate sentinelle". Il Signore costituisce a favore del suo popolo sensori capaci di percepire pericoli e difficoltà. Così Israele era presidiato da profeti, da sentinelle, da pastori, da Re. Mi pare che oggi voi siate chiamati a questo ruolo di sostegno e di riferimento, ad essere sentinelle, in particolare per chi non sa orientarsi e non sa vedere pericoli ed opportunità.

Come ACLI voi ricercate il senso delle cose e degli avvenimenti, non vi accontentate di spiegazioni superficiali. Cercate i valori veri e non il quieto vivere, il servizio della giustizia e non i privilegi. La vostra presenza opera sul territorio gratuitamente, senza attese di ritorno o di ricompensa, senza secondi fini. Perciò la vostra operosità genera fiducia.

Certamente il vostro servizio si compie in un mondo che, spesso presenta durezze, contrapposizioni e differenze tali da scoraggiare e rendere difficile un'operosità coerente.

Essere sentinelle in vita allora, oltre che a segnalare, anche a rintracciare vie nuove nella scelta e nella ricerca del bene comune, sapendo che, nel nostro mondo complesso ed attraversato da esigenze molteplici e culture nuove, sono necessarie competenze profonde e formazione continua.

Servono allora persone che reggano la fatica di pensare più in profondità, al di là dei luoghi comuni. Persone che siano disponibili a cogliere la realtà in movimento in tutta la sua complessità, che sappiano farsi carico di chi è più debole anche culturalmente e rischia di venire abbagliato da slogan e da mezze verità.

2. Un MONITO: "vigilate"

Nell'ultimo discorso di S. Ambrogio ho evocato il pericolo della paura, dell'accidia e della pavidità che irrigidiscono, restringono gli orizzonti e fanno fuggire da impegni collettivi.

Mi pare che la parola chiave del Vangelo in questi frangenti per voi, che dovete essere sentinelle, sia: "vigilate". Richiamate al rispetto delle persone e nello stesso tempo alla valenza diversificata delle diverse opinioni sul piano etico. Ispirandovi alla dottrina sociale della chiesa saprete trovare quei riferimenti essenziali alla persona umana, ai suoi diritti e ai suoi valori che permettono di dire a tempo opportuno la parola giusta.

3. Un COMPITO: operate sul territorio

Le reti dei vostri circoli costituiscono una preziosa realtà di richiami, di collaborazioni, di presidi per il bene comune.

La vostra particolare attenzione al mondo del lavoro, all'operosità politica e culturale e nello stesso tempo il vostro radicarvi nella comunità cristiana vi obbligano ogni volta a riportarvi alle vostre radici originarie, che vi costituirono come una presenza di credenti in Cristo all'interno di un mondo in profonda evoluzione. Non è dunque una novità per voi il trovarsi all'interno di un vortice di fatti nuovi né vi manca il coraggio per affrontare le sfide. Quella che era alle origini presenza e mediazione tra il mondo credente e il mondo operaio, diviene oggi anche presenza e mediazione tra il mondo credente e la trasformazione sociale.

Per fare questo è necessaria una robusta ricerca religiosa. Il coraggio della fede sostiene la coerenza mentre la lucidità dell'analisi è offerta dalla conoscenza e dalla formazione dal dialogo e dalla pazienza attiva. Tutto il mondo del lavoro è in difficoltà e ne subiscono le conseguenze giovani, donne, persone ultraquarantenni, persone fragili di vario genere richiamate dalla dizione globale di "fasce deboli".

In questi giorni si sta sviluppando una seria ricerca sul problema del lavoro in cui è interessata tutta la realtà milanese. A me sembra importante che tutti insieme ci si impegni per sostenere tali "fasce deboli", quelle persone che non hanno spazio e forza per imporsi nel mondo del lavoro, che sono incapaci di reggere se non accompagnati così da entrare a far parte di un tessuto di rapporti e di risorse. La civiltà di un popolo, a cui voi date un contributo alto di riflessione e di operosità, si valuta dalla capacità di saper rendere le persone libere ed autonome: persone che, da assistite diventino una risorsa ed acquisiscano dignità agli occhi di tutti e soprattutto di sé. E naturalmente penso qui in particolare a categorie come i lavoratori extracomunitari ed anche agli ex carcerati.

Per la vostra azione capillare sul territorio vi incoraggio anche a sviluppare la vostra rete di scuole professionali e di formazione permanente, mentre vi chiedo di impegnarvi sul versante dei giovani e del mondo povero la cui diseguaglianza con il mondo dei benestanti si sta allargando. Occorre promuovere quel patrimonio di competenze e di capacità che danno fiducia alle nuove generazioni. Esse si presentano alla ribalta della storia con tanti problemi, alcuni dati dall'età, ma altri indotti dalla frantumazione degli ideali, dalla sfiducia nel mondo adulto, dalla suggestione di modelli di vita troppo facili e di gratificazione immediata. Non è un caso che stia venendo alla luce una mistura pericolosa e talora micidiale tra momenti di svago e di musica ed estasi artificiali e traditrici.

Vorrei anche esprimere la sofferenza che sento emergere per i problemi gravi della casa. Si deve provvedere ad una politica di affitti accessibili alle persone con un solo reddito o in situazioni di precarietà. Se non si risolve tale problema non si può parlare alla leggera di flessibilità, di mobilità, di adattamento a lavori diversi. C'è il rischio di provocare paure, insicurezze e tragedie. Chiedo perciò a voi di farvi operatori di speranza proponendo ed incoraggiando sul territorio reti di sostegno, iniziative e proposte che coinvolgano tutte le persone di buona volontà.

4. Infine, un AUSPICIO: Meditate il Vangelo

Per tutto questo la comunità Cristiana ha bisogno di sostegno, di chiarezza, di intuizioni, di incoraggiamento. Vi chiedo di essere disponibili con intelligenza e maturità. Lo sarete se, come laici adulti e formati saprete coniugare la robustezza della Parola di Dio con la coscienza dei problemi della società. Non abbiate timore di perdere tempo nei momenti formativi e contemplativi. Ricordo la parola spesso ripetuta da un grande prete che vi amava molto, Mons. Sandro Mezzanotti. Continuava a dire: formazione, formazione. E fonte privilegiata della nostra formazione è la meditazione silenziosa del Vangelo.

Potrete così con autorevolezza aggiornare la comunità cristiana di ciò che sta avvenendo nel mondo della trasformazione sociale e del lavoro.

Sappiate anche coordinare le vostre forze, che non sono mai bastevoli, con le persone di altri movimenti ed associazioni, non per scopi di potere ma per trovare soluzioni, per promuovere solidarietà, per sostenere realtà in difficoltà e fragili.

Le vostre città e i vostri paesi hanno bisogno della vostra presenza per una ricerca di senso, per itinerari comuni, per analisi coerenti, per non far cadere solidarietà costruite nella fatica. Non contatevi se siete molti o pochi. Siate incisivi e coraggiosi.

Ma per questo rifatevi continuamente alla parola di colui che ha detto: "Non temere, piccolo gregge….ecco, io sono con voi sino alla fine dei tempi!".

Fonte: Angelo Levati