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«Sì, scappano dalle guerre, muoiono di fame, ma intanto, quando li vedi alla televisione mentre sbarcano, hanno tutti in mano il telefonino!».Sarà capitato anche a voi di sentire frasi di questo genere, al bar o per strada.

A noi è successo mentre eravamo in fila alla cassa di un supermercato: due signore, commentando gli arrivi con il solito «non possiamo accoglierli tutti noi» (sigh!), proseguivano con i famosi 35 euro che i migranti ricevono al giorno per concludere «con i nostri soldi si ricaricano i cellulari!».

Sono tanti i luoghi comuni che circolano attorno al tema accoglienza, e spesso sono così diffusi che, in buona fede, vengono fatti propri anche da chi non è razzista o intollerante, ma semplicemente poco informato.

E' arrivato il momento di decidere da che parte stare.
E' vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa.
Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte.
Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi.

Lo confesso, mi avete convinto. Me lo avete scritto decine, forse centinaia di volte, con tutta l’enfasi e la decisione (diciamo così, va) di cui siete capaci: “I buonisti come te stanno rovinando l’Italia”. Del resto, lo dite sempre, “qui non c’è posto per tutti”, “non c’è lavoro nemmeno per gli italiani”, “non possiamo mantenere tutta l’Africa”. Poi c’è anche la questione delle cooperative rosse e tutto il “magna magna di Mafia Capitale”; ci sono gli alberghi a 4 stelle che ci costano tanto, troppo; c’è il rischio terrorismo, ci sono le malattie, c’è l’invasione pianificata. E se l’Europa non fa niente, perché dovremmo fare tutto noi?

L'ultima struttura della Turco-Napolitano: un centinaio di «clandestini» con pezzi di vita che aspettano solo di essere raccontate

Un cortile ampio, il selciato rovente, casette sparse, circondate da sbarre altissime. Fuori dalle mura di questa fortezza, oltre al filo spinato, svettano i palazzi di Torino che si affacciano come se niente fosse su un'architettura angosciante. Dentro alle gabbie ci sono i migranti, clandestini, in attesa di lunga, talvolta infinita, identificazione in vista di rimpatrio o espulsione. Si avvicinano alle reti metal-liche: raccontano pezzi di vita, protestano per le condizioni insostenibili, sudano; alcuni sono in scio­pero della fame. Poi, rimangono nelle gabbie — non sono esemplari, sono esseri umani — mentre ce ne andiamo via.

Gli scorsi giorni hanno visto in Italia l’asfittico ripetersi del ciclo monotono «emergenza migranti», guerra fra poveri, strumentalizzazioni delle destre, nella fattispecie, Lega, Casa Pound, Fratelli d’Italia.

Il ciclo ricalca uno schema che ha già dato ampie prove di sé nel corso di tutto il Novecento.

Questo schema si nutre sempre dello stesso veleno: negativizzazione e criminalizzazione dell’altro in quanto tale.

Opporsi all stragi, alla schiavitù. all’apartheid.

Poche parole ai parlamentari e ministri di questo paese.

Gentili deputate e gentili deputati, gentili senatori e gentili senatrici, gentili ministre e gentili ministri,

questa lettera si compendia in un semplice appello: salvate le vite che oggi lo stato italiano sta contribuendo ad estinguere. Deliberate il semplice provvedimento che solo puo’ salvare innumerevoli innocenti: riconoscete il diritto di tutti gli esseri umani a salvare la propria vita, riconoscete il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale e sicuro.