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ASGI esprime soddisfazione per l'avvenuta approvazione alla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) del Parlamento europeo di un testo che riforma profondamente il Regolamento n. 604/2013 (detto Regolamento Dublino III) che fissa i criteri per definire il Paese competente ad esaminare la domanda di protezione internazionale presentata da un cittadino di Paese terzo.

In un momento difficile della storia del paese e del pianeta intero, dobbiamo decidere fra due modelli di società. Quello includente, con le sue contraddizioni, e quello che si chiude dentro ai privilegi di pochi.

Sembriamo condannati a vivere in una società basata su una solitudine incattivita e rancorosa, in cui prendersela con chi vive nelle nostre stesse condizioni, se non peggiori, prevale sulla noecessità di opporsi a chi di tale infelicità è causa.

Due preghiere Egregio Presidente della Repubblica,

in questi mesi lei ha detto molte volte cose molto sagge, di cui ogni persona di retto sentire e di volontà buona sa che deve esserle grata.

Mentre parte non irrilevante del ceto politico e la quasi totalità dei mezzi d'informazione sembrano essere corrivi o comunque subalterni alla sciagurata retorica razzista ed alle pratiche barbare e scellerate da essa ispirate, lei ha richiamato costantemente al riconoscimento dell'umanità degli esseri umani che cercano di raggiungere il nostro paese in fuga dalla guerra e dalla fame, dalle dittature e dai disastri ambientali, da poteri politici, economici, ideologici, militari e criminali che prolungano la ferocia disumanizzante del colonialismo, che ripropongono la segregazione e la schiavitù come modello globale di organizzazione sociale ed economia politica per il terzo millennio dell'era volgare.

Certamente papa Francesco era consapevole che l’assist dato alle politiche migratorie del governo italiano avrebbe avuto l’effetto di rinfocolare la canea antiprofughi delle destre razziste, non solo italiane ma anche europee. Destre di cui peraltro le strategie del ministro Minniti – e prima di lui le parole di Renzi – ricalcano i punti fondamentali: l’abbiamo sempre detto «non c’è più posto»; caso mai, «aiutiamoli a casa loro», ecc.

Parlando con i giornalisti sul volo che lo ha riportato in Italia dalla Colombia, Papa Francesco ha commentato l’operato del governo italiano in Libia e più in generale sulla gestione dei migranti, approvandolo. Il Papa ha citato alcuni esempi di integrazione «bellissimi» che ha osservato in Italia, e poi a proposito della Libia ha parlato dell’esistenza di “lager” dove vengono trattenuti i migranti – sono i cosiddetti “centri di detenzione”, dove vengono ripetutamente violati i diritti umani – ma ha ipotizzato che l’Italia stia facendo “di tutto” per risolvere il problema.

Non troviamo altro modo per definire nella sostanza il significato del “vertice di Parigi”. Un'iniziativa che gronda ipocrisia nel modo con cui è presentata. E che sancisce la vocazione dell'Europa a coniugare la propria guerra contro i poveri con una forma inedita di nuovo colonialismo nei suoi contenuti.
I tratti dell'operazione sono chiari, a saper leggere dietro il velo d'ignoranza costruito dal linguaggio diplomatico: estendere i confini dell'Europa fino alla portata dello sguardo, così da tenere i disperati della Terra fuori dalla nostra vista. Spostare le barriere dall'acqua alla sabbia: spariranno nel deserto, fuori da sguardi indiscreti, anziché affondare nello stesso mare blu delle nostre vacanze. Non li dovremo più vedere affogare quotidianamente nel Mare Nostro, creperanno nel deserto loro. E se qualcuno dovesse sfuggire a quella prima barriera, ci abbiamo già pensato noi, col “Codice Minniti” a svuotare il mare da osservatori scomodi - le “famigerate” ONG - malati di “estremismo umanitario” (sic!).

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