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Autorità e organizzazioni presenti di tutte le latitudini, mille grazie.

Grazie al popolo del Brasile e alla sua Presidentessa, Dilma Rousseff.

Grazie per la buona fede che, sicuramente, ha caratterizzato tutti gli oratori che mi hanno preceduto.

Esprimiamo la profonda volontà come governanti di sostenere tutti gli accordi che questa nostra povera umanità possa sottoscrivere.

L'abbiamo scritto piu' volte: la sorte delle rivolte o delle rivoluzioni nei paesi della sponda sud del Mediterraneo e' legata anche alla capacita' di resistere alle pretese dell'Unione Europea e dello Stato italiano, che vorrebbero tornare a fare della Libia e della Tunisia paesi subalterni ai loro interessi economici e politici, e soprattutto gendarmi feroci a guardia delle frontiere europee.

Che volto ha il vento del cambiamento nel Bahrain?

Quello di Ayat al-Qarmezi, ventenne, donna, poetessa. Nel febbraio scorso, Ayat ha preso la parola pubblicamente durante un raduno di piazza che intendeva chiedere riforme al governo del paese. Ha recitato una sua poesia, che conteneva questi versi: "Noi siamo la gente che ucciderà l'umiliazione ed assassinerà la miseria / Non udite i loro pianti? Non udite le loro grida?". Per questo la sua casa è stata devastata dalla polizia, i suoi fratelli minacciati di morte se lei non fosse stata consegnata, ed è infine stata condannata il 12 giugno ad un anno di prigione.

Non so se l'avete notato. I commenti dei Nostri sulla fine violenta di Osama Bin Laden sembrano speculari a quelli dei jihadisti, specie nel linguaggio. È tutta un'orgia di Bene contro il Male, di Barbarie contro Civiltà: la sua morte "è un grande risultato nella lotta contro il Male" (Berlusconi); "è una vittoria del Bene contro il Male" (Frattini). Quanto al capo dell'opposizione per finta,  Bersani tenta il guizzo letterario: si congratula con il governo e il popolo americano - come se il popolo ne avesse saputo o deciso qualcosa - per l'annientamento del "Principe della barbarie e della guerra fra civiltà".

"Occorre dare vita all'Europa politica, occorre una capacità di decisione politica comune." Questo è stato per molto tempo il ritornello di molti eurofili benintenzionati. Nei giorni della crisi greca intellettuali come Jurgen Habermas e Barbara Spinelli lo hanno rilanciato con toni drammatici. Mentre la cura neoliberista e la speculazione finanziaria producevano i loro effetti congiunti sull'economia dei paesi più deboli, l'unica salvezza sembrava poter venire da un salto in avanti nell'unità politica.