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Non so se l'avete notato. I commenti dei Nostri sulla fine violenta di Osama Bin Laden sembrano speculari a quelli dei jihadisti, specie nel linguaggio. È tutta un'orgia di Bene contro il Male, di Barbarie contro Civiltà: la sua morte "è un grande risultato nella lotta contro il Male" (Berlusconi); "è una vittoria del Bene contro il Male" (Frattini). Quanto al capo dell'opposizione per finta,  Bersani tenta il guizzo letterario: si congratula con il governo e il popolo americano - come se il popolo ne avesse saputo o deciso qualcosa - per l'annientamento del "Principe della barbarie e della guerra fra civiltà".

"Occorre dare vita all'Europa politica, occorre una capacità di decisione politica comune." Questo è stato per molto tempo il ritornello di molti eurofili benintenzionati. Nei giorni della crisi greca intellettuali come Jurgen Habermas e Barbara Spinelli lo hanno rilanciato con toni drammatici. Mentre la cura neoliberista e la speculazione finanziaria producevano i loro effetti congiunti sull'economia dei paesi più deboli, l'unica salvezza sembrava poter venire da un salto in avanti nell'unità politica.

"Siate sempre capaci di sentire nel piu' profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo" (Ernesto Che Guevara)
La costruzione di un mondo piu' giusto, premessa indispensabile per rendere possibile una pace vera e duratura, passa attraverso la solidarieta' tra i popoli.
Sentire dentro di se', come se fosse sulla propria pelle, l’ingiustizia, l’oppressione politica e la privazione dei diritti umani deve essere dunque alla radice di ogni azione volta al sostegno delle popolazioni che vivono in condizioni di poverta' e sopraffazione.

Christian Führer, da buon pastore protestante alla  Nikolaikirche di Lipsia, non crede nella fatalità delle date anche se non può non sottolineare che il 9 novembre, quando nel 1989 cadde il muro di Berlino, ricorre nel 1938 quando si scatenò il pogrom contro gli ebrei tedeschi (la Kristallnacht), e rimanda al 1923  al 'putsch di Monaco', quando Hitler provò il primo assalto al potere. Comunque il ricordo di quei due giorni nefasti per il popolo tedesco ha spinto il governo della riunificata Germania a fissare come giorno di festa nazionale non quello della caduta del Muro, bensì il giorno della riunificazione, il 3 ottobre 1990. Così si è impedito di creare una tradizione legata al ben più significativo 9 novembre 1989, quando si raggiunse l'apice delle dimostrazioni e di movimenti di popolo pacifici che furono in grado di avviare la decomposizione degli Stati e dei regimi del socialismo reale.

Non è un incidente se il manifesto, che si definisce ancora «quotidiano comunista», ha elegantemente glissato sul ventesimo anniversario del 1989; non per distrazione, ci strillano da vent'anni che la distruzione del muro di Berlino segnava la fine del comunismo, «utopia criminale». Noi su quella «utopia» ambiziosa eravamo nati, ed eravamo stati i primi a denunciare nella sinistra che con essa avevano chiuso da un pezzo i «socialismi reali». Li denunciavamo nell'avversione del partito comunista e nella scarsa attenzione delle cancellerie e della stampa democratiche. Il movimento del '68 ne aveva avuto un'intuizione, ma non il tempo né la preparazione per andare oltre.