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Sono stato invitato a Castelbuono, 100 chilometri circa a sud-est di Palermo, al campo estivo «Cittadini del villaggio Globale, cantiere di educazione alla pace e alla mondialità» per un seminario sul tema «La Pace della Giustizia». In una giornata si è cominciato e finito di parlare di tutto: di Politica, di Chiesa, di Religione, di Fede, di Pace, di Giustizia e di Progetti. Ho avuto l’onore di conoscere una trentina di persone che partecipavano al campo tra cui dodici giovani, sette uomini e cinque donne che mi hanno sconvolto.

Ho letto con grande attenzione l'intervento di Giorgio Ruffolo pubblicato dal manifesto (mercoledì 26 maggio) sotto il titolo «Federalismo, un patto tra Nord e Sud» e desidero, per quel poco che possano valere le mie parole, spenderne un po' a favore dell'ipotesi avanzata dall'illustre economista e uomo politico a giudizio del quale il futuro dell'Italia potrebb'essere anche, o meglio forse, quello di suddividersi in alcune (poche) macro-regioni federate tra loro ma dotate di grande autonomia.

Il Governo non reggerebbe un minuto senza la Lega. La Lega, forte anche del recente risultato elettorale regionale, sta forzando la mano al PDL e pretende l’avvio del federalismo fiscale come condizione per tenere in piedi la baracca.
Il cosiddetto federalismo demaniale è il primo passaggio in questa direzione. Più esattamente si tratta del passaggio di beni che oggi sono dello Stato a Comuni, Province, Aree metropolitane e Regioni, per di più con minori trasferimenti a fronte di questi passaggi di proprietà.

Sono riuscito finalmente a procurarmi la ristampa, fresca fresca per i tipi di Eleuthera, de "L'ecologia della libertà", il libro di Murray Bookchin (1921-2006) che lessi e studiai in carcere nel 1982 (ai tempi della "battaglia di Comiso") e che mi fulminò per la profondità della visione culturale, storica e strategica.