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Ogni giorno incontrando uomini e donne, cittadini del nostro Paese, subito dopo il saluto accolgo le manifestazioni di sofferenza e di fatica nel loro mestiere di vivere quotidiano. Questo malessere e questa sofferenza si sono accentuati vertiginosamente negli ultimi anni, e di volta in volta emergono quale indignazione, protesta, rabbia, domanda su come e dove siamo finiti.

La tragedia di Lampedusa non è semplicemente drammatica e sconvolgente, essa è il frutto e la rappresentazione della nostra vergognosa incapacità di comprendere le motivazioni che spingono milioni di persone a fuggire dai propri paesi in viaggi pericolosi gestiti dalla criminalità e dell’ adozione di leggi xenofobe che, senza poter arrestarne l'esodo, criminalizza i profughi che fuggono e, assurdamente, anche quanti prestano loro soccorso.

L'ennesima tragedia accaduta oggi a Lampedusa, al pari delle altre che si ripetono continuamente nel Mediterraneo, non deve essere considerata una tragica fatalità .

Essa chiama in causa le evidenti gravi responsabilità della politica dell'Unione Europea e dell'Italia sull'immigrazione e sull'asilo.