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Ancora cadaveri di uomini, donne e bambini che vanno a ingigantire l'immenso sepolcro che è divenuto il Mare Nostrum, un tempo mare che affratellava genti, costumi, culture, oggi confine blindato che separa e stermina, uccidendo quel che resta della nostra umanità. Le ultime duecentocinquanta vittime del Canale di Sicilia, eritrei e somali - che alcuni media tuttora, pur di fronte a una tale tragedia, osano chiamare "clandestini" o "extracomunitari" - non sono morte solo di proibizionismo, ma anche della nostra colpevole ingerenza "umanitaria" in Libia. Che ha preferito i bombardamenti ai corridoi davvero umanitari, che ha ignorato cinicamente il dovere di salvare anzitutto gli esseri umani e fra i primi i rifugiati, perseguitati e intrappolati dalla guerra civile.

Le migliaia di migranti arrivati in questi giorni a Lampedusa costituiscono l’evidenza del fallimento delle politiche di esternalizzazione dei controlli di frontiera con le quali l'Italia si è proposta all'Europa come mediatrice, anche con i peggiori dittatori africani, per bloccare i migranti, e tra questi anche molti potenziali richiedenti asilo, prima che potessero raggiungere le nostre coste. Non appena sono caduti i fidati alleati che contribuivano ad arrestare ed a internare i migranti nei paesi del Maghreb, le partenze sono riprese, e non è stato più possibile nasconderle come si era tentato di fare nei mesi scorsi, quando si avvertivano già le prime avvisaglie dell'attenuazione dei controlli di frontiera.