F-35, allarme di Corte Conti: "Costi raddoppiati, ma non possiamo ritirarci"
- La Repubblica
- Categoria: Commercio e industria armi
- Visite: 533
II programma per gli F-35 ha accumulato un ritardo "di almeno cinque anni sulla tabella di marcia originaria" con costi "quasi raddoppiati rispetto alle previsioni iniziali". Lo evidenzia la Corte dei Conti, nella relazione speciale sulla partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter F-35 Lightning E, osservando tuttavia che "la valutazione complessiva del progetto deve tener conto, proprio in termini squisitamente economici, della circostanza che l'esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie (3,5 miliardi di euro fino a fine 2016 e più di 600 milioni ulteriori previsti nel 2017), strumentali ed umane è fondamentalmente legata alla continuazione del progetto".
Bisogna considerare - nel metodo nonviolento efficace, nella strategia nonviolenta che vince perché convince - il partire per primi, il compiere il primo passo nella direzione giusta, l'essere già il cambiamento che si vuole vedere realizzato. (Gandhi: "Sii tu il cambiamento che vuoi vedere"). Alla vigilia della discussione finale, con voto, delle mozioni presentate alla Camera dei Deputati sulla situazione dello Yemen le organizzazioni e campagne che hanno fatto appello al Parlamento stimolando questo dibattito ribadiscono la loro richiesta di interrompere l'esportazione da parte dell'Italia di sistemi militari ai Paesi implicati nel conflitto yemenita.
Con 122 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione, la Conferenza delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento legalmente vincolante per la messa al bando delle armi nucleari ha detto SÍ! Inizia ora il percorso di ratifica ed entrata in vigore.Nonostante l’assenza dell’Italia, Senzatomica e Rete Italiana per il Disarmo sono ottimiste: “Ora che il Trattato è stato adottato, ci impegneremo affinché il Governo lo ratifichi, manifestando così il volere della maggior parte della popolazione italiana”.
500 milioni di euro all’anno all’industria bellica. Davvero vogliamo che le nostre tasse finanzino le armi? Firma per dire al Governo di opporsi al programma dell’Ue!19 giugno 2017Fonte: ENAAT - Rete Italiana per il Disarmo - WeMove - 19 giugno 2017
Nei giorni scorsi la Commissione Ue ha proposto destinare circa 500 milioni di euro all’anno dal budget Ue alla Ricerca e lo sviluppo al settore bellico e delle tecnologie militari. Questo denaro non sarà quindi destinato ad altri settori come lo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente: una manovra che è lo specchio delle intenzioni della lobby europea dell’industria bellica. La guerra di solito non è un buon affare, se non proprio per la stessa industria bellica.
I Capi di Stato e di Governo della Unione Europea si incontrano oggi a Brussels per il Summit Europeo di Giugno, e discuteranno anche delle proposte della Commissione per un “Fondo Europeo della Difesa”.
Oggi la Commissione Europea ha diffuso a Bruxelles i dettagli riguardanti nuovi piani e decisioni che andranno a favorire l'industria degli armamenti, sgretolando i limiti del proprio mandato a riguardo delle questioni legate alla difesa. Ciò aprirà la strada a nuovi affari a favore di un complesso militare-industriale europeo già largamente influente sulle politiche nazionali.
Pagina 6 di 18
Disarmo atomico ad iniziativa unilaterale
Questo lo abbiamo visto proprio il 7 luglio con il nuovo Trattato: la svolta epocale si è avuta quando gli Stati non nucleari (in massima parte, ma non tutti) hanno deciso di non aspettare gli Stati nucleari per proclamare l'illegalità (oltre che l'immoralità) delle armi nucleari.
Bombe italiane all'Arabia Saudita per compiere crimini di guerra in Yemen: il Parlamento non resti indifferente ma voti con responsabilità
Approvato al'ONU il Trattato di messa al bando delle armi nucleari. Senzatomica e Rete Disarmo: “Inizia una nuova era per il disarmo nucleare”
No ai fondi UE per industria armi: agisci con noi!
”UE, non investire in armi!”, lo chiedono quasi 120.000 cittadini europei
Le nuove iniziative presentate oggi dalla Commissione Europea favoriscono l'industria delle armi e la corsa globale agli armamenti