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Se avessi partecipato a uno di questi dibattiti televisivi che rendono la gente convinta che i politici sono tutti uguali, mi sarei rivolta direttamente ai telespettatori per dire "amici, ma la Santanché con il dito medio alzato, vi piace? contenti se lo facesse vostra figlia nei vostri confronti? e voi, lo fate ai vostri genitori? Ma perché non spegnete il telecomando, almeno per segnalare che non siete complici? State facendo la stessa parte in commedia, mentre il fango è ormai nel frullatore". Nessuno mi inviterebbe più - sarà per questo che non lo fa nessuno - ma mi sarei cavata la voglia di compiere una specie di dovere.

Nell’ambito della discussione infinita sulla dialettica tra servo-padrone, che Hegel usò  addirittura per riflettere sul processo di autocoscienza, c’è chi ha scritto che una persona che si fa aiutare ad indossare un cappotto è di per sé già un "corruttore", perché fomenta un atteggiamento servile utile ad ottenere qualcosa.

Siamo in un momento di crisi mondiale che non sembra avere precedenti. Nel secolo scorso due guerre hanno sconvolto buona parte del globo, ma oggi è tutta la terra in gioco dal punto di vista sociale e politico. Ci sono guerre in Africa e in Asia, rivolte locali, ammazzamenti dovuti a criminali organizzati su scala nazionale in America e in Europa. La paura del terrorismo è sempre più diffusa: si temono le bombe nelle città, sui treni, sugli aerei. Grandi operazioni terroristiche o miniterrorismi diffusi. Si moltiplicano le norme per la "sicurezza": siamo spiati ovunque. La libertà è diventata un accessorio.

La vicenda Fini richiama una tecnica ben conosciuta in politica. Quella di inventarsi un nemico interno o esterno per distogliere l'attenzione dalle difficoltà reali. La maggioranza sfugge alla resa dei conti politici e dirige il fuoco mediatico sul presidente della Camera, concentrato di tutti i mali