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Caro papa Francesco,

mi è gradito di farLe dono di questo mio ultimo lavoro su don Lorenzo. Ho scritto questo semplice libro per far conoscere ai ragazzi di oggi un grande prete-maestro innamorato di Gesù e della sua Chiesa. Il Gesù che ha incontrato nella trincea della povertà più profonda di Barbiana. Era insieme a quei poveri contadini con la loro stessa faccia denutrita e le mani callose dalla fatica. Con loro ha sofferto, gioito, vissuto la povertà vera, ogni giorno, senza sconti. A loro ha dedicato il suo sapere e il suo apostolato.

Il tempo scorre e va via. E anche quest’anno arriva il 3 luglio, giorno di riflessione e dolore, il giorno in cui – in punta di piedi ma facendo nei nostri cuori più rumore di qualsiasi tempesta – Alexander Langer lasciò questa terra. La lasciò nel fisico, ma mai nell’animo, nei cuori e nelle menti. Perché, oltre vent’anni dopo, il suo pensiero, i suoi scritti e le sue riflessioni, sono sempre ineludibili. Ancor di più in queste settimane, mesi, nei quali tutto ciò contro cui Alexander ha lottato tenace fino all’ultimo si staglia sempre più minaccioso.

Pietro Pinna ha concluso il suo cammino. Nella storia della nonviolenza italiana grande rilievo ha la storia di Pietro Pinna, che insieme ad Aldo Capitini fu il fondatore del Movimeno Nonviolento. Ricordato come il primo obiettore di coscienza "politico" italiano - la sua storia e` raccolta nel libro autobiografico “La mia obbiezione di coscienza” - ha speso la sua vita per la costruzione della nonviolenza organizzata nel nostro Paese, a partire dalla sua obiezione a vent’anni, proseguita in un’azione coerente e decisa volta al disarmo unilaterale, rifiuto assoluto della guerra e cioe` della “carneficina di massa” in cui consiste.

Ottantamila circa sono state le vittime della guerra civile in El Salvador, dal 1980 al 1992, anno degli accordi di pace, in un Paese che aveva solo quattro milioni di abitanti. Nel parco Cuscatlán a San Salvador è stato creato un “Monumento a la Memoria y la Verdad”: si tratta di un muro lungo oltre 90 metri che riporta divisi per anno, incisi nella pietra, i nomi di migliaia di vittime della repressione durante gli anni della dittatura. Tutti i giorni vi sono persone che mettono fiori sotto i nomi di familiari e di amici. El Salvador è veramente una “tierra de mártires”.

Dalla morte di Nanni Salio, molti di noi sono stati spinti a riflettere sul nostro morire. Noi viviamo una piccola vita, e una vita grande. La piccola vita è questa individuale, molto limitata, fragile, Nanni diceva "impermanente". Una vita tanto più piccola e misera se è un vivere egoista, tutto per noi, dalle prospettive piccine, ristrette. La vita è troppo piccola in una società in cui ognuno vive per sé, tutti in competizione e rivalità, per avere più che essere, per prendere più che dare: una società di rivali e non di soci, di alleanze armate e non di amicizie, di guerre private che producono guerre di stati e di bande.