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La sua Chiesa, quella cattolica e quella diocesana, amata, servita e obbedita, si è riconciliata o continua ad aver paura di don Lorenzo Milani? Ma quando mai? Non è mai stato ‘condannato’. Lo apprendiamo dall’arcivescovo di Firenze card. Betori, il quale, a distanza di 56 anni dalla tragedia di “Esperienze pastorali”, l’unico libro dei tre che hanno sconvolto Chiesa e Stato (seguiranno “L’obbedienza non è più una virtù” e “Lettera a una professoressa”) scritto totalmente di suo pugno, ha inviato un dossier a Papa Francesco che lo ha girato per competenza alla Congregazione per la dottrina della fede, la quale ha risposto, appunto, che don Lorenzo non è mai stato ‘condannato’.

Nell'ora della morte, l'intera umanita' rende omaggio a Nelson Mandela.
Ed e' una prova ulteriore della grandezza di quell'uomo eroico e generoso questo unanime riconoscimento, questo unanime riconoscersi in lui, questa unanime riconoscenza: ogni essere umano riconosce in Mandela la parte migliore di se', ed il bene che tutti gli esseri umani affratella e degnifica.

Pregare, meditare, conoscere, operare...Onorare la memoria di Nelson Mandela vuol dire inserirsi nel travagliato cammino della nonviolenza moderna, nata proprio in Sud Africa con Gandhi, Albert Luthuli, Denis Hurley e tanti altri. Mandela ci lascia un messaggio universale utile per molte situazioni conflittuali. Quanto bene potrebbe fare oggi, ad esempio, la sua pratica di “riconciliazione nella verità e nella giustizia” per la Siria, il conflitto palestinese-israeliano, la Nigeria, il Centro Africa e altrove!

Ricevo, lunedì 5 novembre, la notizia della morte di Pier - prevedibile a breve, ma è sempre troppo presto - mentre vedo le Alpi già tutte bianche, splendenti in un sole lucidato dal vento. Immagine dell'immensità.

Un'sms di Elena: "Pier è nella pace". Ora, invisibile, rimane con noi, amico vibratile di sentimenti fini e grandi, di ricerca inesausta e sofferta, di cammino senza posa, di sete e passione di ciò che è più vero e puro.

Oggi si scrive molto su Gandhi, non tanto e non solo perché è l’eroe nazionale indiano, ma perché sicuramente è stato una figura eccezionale del XX secolo, come poche altre.

Ma quando in Occidente si presenta Gandhi, spesso si pensa, inconsciamente, che egli viveva in un’India “arretrata”, agricola, con un popolo misterioso che ha una moltitudine di lingue, religiosità e culture; cioè, si mantiene il pregiudizio che la civiltà occidentale è di gran lunga superiore a quella delle ex-colonie; perciò si vede in Gandhi solo quello che può interessare a noi occidentali.