• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Pietro Pinna ha concluso il suo cammino. Nella storia della nonviolenza italiana grande rilievo ha la storia di Pietro Pinna, che insieme ad Aldo Capitini fu il fondatore del Movimeno Nonviolento. Ricordato come il primo obiettore di coscienza "politico" italiano - la sua storia e` raccolta nel libro autobiografico “La mia obbiezione di coscienza” - ha speso la sua vita per la costruzione della nonviolenza organizzata nel nostro Paese, a partire dalla sua obiezione a vent’anni, proseguita in un’azione coerente e decisa volta al disarmo unilaterale, rifiuto assoluto della guerra e cioe` della “carneficina di massa” in cui consiste.

Ottantamila circa sono state le vittime della guerra civile in El Salvador, dal 1980 al 1992, anno degli accordi di pace, in un Paese che aveva solo quattro milioni di abitanti. Nel parco Cuscatlán a San Salvador è stato creato un “Monumento a la Memoria y la Verdad”: si tratta di un muro lungo oltre 90 metri che riporta divisi per anno, incisi nella pietra, i nomi di migliaia di vittime della repressione durante gli anni della dittatura. Tutti i giorni vi sono persone che mettono fiori sotto i nomi di familiari e di amici. El Salvador è veramente una “tierra de mártires”.

Dalla morte di Nanni Salio, molti di noi sono stati spinti a riflettere sul nostro morire. Noi viviamo una piccola vita, e una vita grande. La piccola vita è questa individuale, molto limitata, fragile, Nanni diceva "impermanente". Una vita tanto più piccola e misera se è un vivere egoista, tutto per noi, dalle prospettive piccine, ristrette. La vita è troppo piccola in una società in cui ognuno vive per sé, tutti in competizione e rivalità, per avere più che essere, per prendere più che dare: una società di rivali e non di soci, di alleanze armate e non di amicizie, di guerre private che producono guerre di stati e di bande.

Gli amici e le amiche del Centro Studi Sereno Regis di Torino comunicano addolorati la perdita del loro Presidente, Nanni Salio, avvenuta nella tarda serata di ieri, lunedì 1 febbraio 2016. Per tanti anni è stato infaticabile sostenitore della nonviolenza espressa in tutte le sue forme: dalla riflessione teorica alle manifestazioni di protesta contro la guerra, dalla raccolta di testi e documenti all’avvio di iniziative per la pace: convegni, proiezioni di film, incontri con testimoni…

Non so se riesco a intendere e a svolgere l'articolo che mi è richiesto. Mi sembra che sia richiesto di descrivere il significato di un cammino e un passaggio, nella vita e nell'azione di Nelson Mandela in Sudafrica, dalla strategia rivoluzionaria, anche con l'uso della violenza, alla trattativa politica, diplomatica, realistica, moderata, tenace, infine efficace. Cioè, una strategia prudente invece che rivoluzionaria-violenta, secondo la virtù della saggezza pratica, nel perseguire il grande fine della liberazione dall'apartheid e della uguaglianza democratica tra neri e bianchi. Ma è stato questo il percorso di Mandela?